martedì 10 gennaio 2012

Retori d'oggi

Oh quanto popolari sono gli uomini di
tante parole! Politici per lo più, novelli
retori e non della bell’arte greca del saper
dire, porgere valide argomentazioni, ma
uomini del manierismo oratorio, quelli che
in ogni epoca pronti sono a compiacere
un’emotività irriflessiva, che sempre
aleggia nelle nostre povere teste, spesso vuote...Tentazione di lasciarsi cullare dal
loro inconsistente dire. E ci turbiamo e
commuoviamo, eppure tanti più o meno
palesi sono gli inganni di strani
personaggi dalla vita assai diversa da
quello che suggerir vogliono  o inculcare
nel credulone psichismo collettivo. Ma poi
accade che la verità vien fuori, ma taluni
increduli rimangono e c’è chi di noi
all’evidenza arrendersi non vuole, ed è
pronto a scusar tutto, e potresti vedere
l’uomo comune ai crocicchi, quello che
idee non ha ma tante opinioni,
argomentare sui fatti svelati e tentare di
giustificare la condotta del personaggio
chiacchierato, con l’eccezionalità della
personalità di quello. E’ il contagio del
vaniloquio della retorica, che ben meritò
nel mondo antico l’aspra reprimenda di
Platone. Ma quei castelli inconsistenti tutti
crollano, ed è chiaro che non di uomo
probo ed esemplare si trattava, ma uno
con empatia e pathos forse di facciata, che
una ubriacatura collettiva, un sonno
profondo ha fatto vedere diverso...

E cadono le effusioni sentimentali del
sempre numeroso esercito di non sole
donne devote, e l’idolo crolla nella polvere
da cui altri imbonitori, altri politici ingordi
di consenso, vorrebbero non
riemergesse...Sì, nuovi retori parlanti e
sparlanti, sono pronti a far diventar

pregiudizi gli ora lucidi, ma precari
giudizi. Non c’è davvero niente di nuovo
sotto il sole! Solo le parole, che tu, afone,
mi dici al cuore, sono senza inganno e la
mente stanca m’affollano! E una pianta
del suo giardino questa tua donna m’ha
mostrato. E’ bella! Scordar mi fa i rumori
di questi giorni sugli scontati esiti dei
referendum, e guardo e tocco il verde suo
e già la penso fiorita. E quella mi dice che
un bel fiore bianco avrà a breve. E mi
significherà la bellezza tua e la sua anche,
ché mi sorride questa donna col suo bel
sorriso di sempre. E cadute son le falsità
tutte della mia vita e quel che dirmi vuole
anche se solo di piante e fiori fosse,
chiuderlo voglio nel cuore. Non è ella
retore d’amore! Timida è rimasta e le
parole sue son conte da sempre! Ma come
la riconoscerò quando due nuvole del tuo
cielo saremo? Qui nella tenerezza sua,
non sa dove mettere il naso, freddo
sempre, e gelido d’inverno per quella sua
abitudine di starsene tra le piante sue con
ogni tempo. Così proprio lo avverto, e
annunciatore del calor delle labbra sue.

E così sarà, prima piccolo gelo e poi
calore di tenerezza, e per me solo!

E passa veloce questo nostro tempo! 
E io, forse vero retore, le tante parole
dell’amor mio le dico ,  e lei cullarsene
pare, ma forse gatta sorniona è...

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