giovedì 12 gennaio 2012

Odio et amo

Ricordi quanto bene il poeta latino descrive l'ambiguità dei sentimenti suoi seguiti alla perdita del suo amore? E quanto quel sentire ambivalente lo tormentasse per gli opposti suoi sofferti?
Odio et amo..., dice. Non sa perché il cuore suo senta così, ma gli accade e se ne tormenta. Ho amato questi versi brevi, universali, senza tempo, come ogni ragazzo in pena d’amore ha fatto. Svelano contraddizioni che pur nascono nell'animo umano. E quante forse ne ha segrete il mio! E mi chiedo, vi fu mai una simile Lesbia, che ragazzo mi tentasse d'odio, continuando l'amor mio, dopo l’abbandono suo? Non so, non vorrei ricordare, ma a chi non è successo di simile? Il tempo m'ha guarito tante ferite! Attese deluse, fraintendimenti in fiducia mal riposta, e quanto d'altro il cuore m'ha occupato con l'illusione sua. E tante illusioni d'amore vi sono state. Di una sola ricordo l'abbandono che “saucio corde” mi lasciò. Odiata però non l'ho, ma forse ne sono stato tentato per breve ora, poi amata più l'ho. Perché non so. Ma in altra occasione non ho forse stretto i denti e per meno? Non ho il pugno serrato disperato, non l'ho al cielo mostrato? Non so, non voglio ricordare, ché odiandone una, per una esperienza amara, è te che avrei odiato, presente in tutte, buone o tristi che siano, palesemente o relegata e negletta in una latebra del cuor loro. Ma più e più ho sempre amato te nelle donne tue. Solo ho amato? Non è ambiguo il cuore, non relega nel subconscio quello di cui si vergogna? E un tuo santo ha detto che il dio non fa il male, ma quello che qui c'è pur permette. Ma so che la mia fede è semplice, ingenua talvolta, quella delle belle favole della madre mia, non è concettosa e io non so comprendere appieno affermazioni come questa e mi ripeto che, in certi momenti della mia storia, distratta un po' ti sei. Ecco, tu altrove guardavi e io ho peccato, il male ho subito e forse l'ho fatto, posso aver anche odiato, ma allo stesso tempo amando. Eppoi fuor delle subite vaghezze di donna, quanti nemici tristi ho avuto e temuto! Sicuro amarli non ho potuto e il “diligite inimicos vestros” del figlio tuo ho del tutto trascurato...E certo tu perdonarmi vorrai fatti tanto lontani, nebulosi, di comune caduca umanità. Come sanerei le ferite, tu lasciandomi? Troppo vasto il cielo per ritrovarti se ti celassi, sogno di sempre! E un gran tempo non ho...Rimani allora! Lascia continui questo sogno... Vero è che finché questa donna rimane con me, le parole dell'amor suo mi illuderanno di te. Posso così sentirti vicina. Tu davvero non sei più stella del cielo chissà quanto lontana e forse già morta quando ora la luce ne giunge a illudermi della vita sua. Sei occhi di donna! Notato hai come brillano nel buio gli occhi di questa? Sono come, no, più che stelle! Da dove quella luce? E' luce da questo cielo? Sei tu che le hai messo una favilla dagli occhi tuoi? E passa il tempo con le favole sue, quelle d'oggi mi stipano il cuore. Fantasie ancora come da ragazzo m’accadeva su quella quasi inavvicinabile coetanea? No, ma sicuro aspettative, altre illusioni, tanto è inguaribile l’ingenuità mia! Ma noi due ci raccontiamo sempre la stessa favola, quella vissuta, ed è d'amore. E' bella questa favola, dice della felicità che hai voluto donarci, della relazione che fonda il nostro bene, e ne ho il cuore pieno, ne trabocca e la vorrei per tutti! Non v'è altro concreto per me sotto questo cielo, ché sono ormai chimere della mente, ogni ricordo, ogni sussurro, ogni sospiro diverso, che di entrambi non siano e più storia non fanno. E' con questa donna l'unica storia dell'amor mio con te. E se mai m'accadde di ripetermi: odi et amo, ora niente odio, tutto amo. Ma delle passate cose è bene che perdono ti chieda, di quelle che so celate in me, di quelle amare che scordar ho voluto e completamente non ho potuto...E dal perdono che sia “freni tua guardia li movimenti umani”!


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