giovedì 12 gennaio 2012

Con me sul promontorio

Quant'è diverso ora qui il bosco!
Ma sotto la calura è d'incanto la stradina che alle vecchie polveriere mena. Qui le chiome, che d'ambo i lati l'ornano, hanno l'oro del sole e pur riesce qui o lì la sua luce a filtrare e tutta soffusa ne è la penombra fascinosa...Ma non è questo il tempo migliore per venirci.
Quando è d'autunno, il bosco tutto si riempie di sentinelle, dopo le copiose piogge che portano i venti da ovest. Sono gli amici degli alberi, i funghi, vari nelle tante fogge loro,
vero incanto per i sentieri salendo...
E dopo l'uggioso anche qui, gelido inverno, che alberi molti dormienti ha lasciato con gli animali che qui hanno rifugio, c'è di prima primavera il risveglio. Qui allora si potrebbe dire che, te deprecante,
di miracolo tante essenze nuove alla luce vengono. Erbe, fiori e foglie novelle sugli alberi tutti. E ne è tutta aulente l'aria tersa. E' un vero incanto! E se proprio qui con me sosti, puoi vedere il mare o sentirlo. E' ancora di marosi tormentato, che quasi la spiaggia deserta tutta invadono. E frangono fragorosi alla battigia o già più al largo. E' un rumore sordo, misterioso, che fin qui sale. D'estate solo il vociare, fastidioso un po', di chi incauto, tanto sole prende e dell'acqua tiepida gode. Ma se fino alle falesie vieni, ora ne sale, da vento fresco portato, l'acre odore della spuma di onde che frangono giù alle rocce e che creano risacca a contrastare delle nuove l'arrivo. Vive allora questo promontorio. Rivive! E quel tempo novello di insetti affaccendati ai primi fiori è pieno. Sono api operose, farfalle leggiadre, bombi rumorosi. E uccelletti puoi veder cercarsi per gli approcci loro e di lor canto vario tutta l'aria risuona e taluni già impegnati vedi, a far nidi d'amore. E' il tempo migliore per venire fin qui. Verrai? Ma nel tempo lontano dell'adolescenza non era facile fin qui arrivare. Tempo era
di piccole cose e tanti sogni... Un sentiero sul terrapieno ai piedi dei bastioni menava a un lungo buio camminamento tutto in salita, proprio sotto alla gloriosa batteria dell'ultimo assedio. Occorreva cauti procedere lungo il viscido muro a destra tastandolo, tanto era tutto buio. Poi in alto improvvisa dopo una curva la luce liberatoria vedevi che menava alla batteria. Non era posto da andar soli e solo per maschi era! Ma c'era un percorso, molto lungo e più sicuro. Andare per il rione Porta di terra. C'è ancora qui, immutata quasi, la stradina che vi si inerpica coi tornanti suoi, ma accorciarne il percorso si può, salendo i gradoni che ancor la tagliano. Io la preferivo ché speravo incontrarvi la ragazzina che fantasia di sogni m'accendeva, che lì abitar doveva. E una volta fui fortunato, ma l'emozione mi vinse e non le feci motto...Ma quando giunti sulla via del santuario, v'erano e sono molte le possibilità nella salita. O la vecchia strada militare, bianca all'epoca, o il sentiero d'allora, che ora più agevole se non proprio tutto, dal santuario mena alle falesie, ma qui un cancello sbarrava quasi sempre quel percorso, o i tanti sentieri ben conosciuti, che nel tempo natalizio conducevano alle zone del muschio e degli arbusti utili per il presepe. Ma alle falesie era sconsigliato avvicinarsi. Non protetta ne era la vista al mare. Io, ragazzino, più del buio temevo quel vuoto, ché un fatto assai triste v'era stato. Uno dei più piccoli del borgo, gracile e biondo dai denti sporgenti, fino ad esse era venuto, infelice nella famiglia sua, per abbandonarsi a quello. E io, madre, ti chiedevo perché non ne avessi fermato la volontà. Meglio sarebbe stato illuderlo, come a me avevi permesso dopo gli anni bui che seguirono la perdita di mio fratello, degli sguardi d'una coetanea, piuttosto che l'attraesse il baratro. Ne piansi? Forse, certo pregai che raggiungesse di là mio fratello, lì solo pensato. Ma perché lacrime e parole? Mi ascoltavi? Mi ascolti? Io giunsi alla conclusione che qui non sei, nemmeno nel bel santuario che ora a mezzogiorno riempie del suono delle campane sue il bosco tutto con le note d'una celebre ave. Sì, qui qualcuno deve portarti!
C'è una coppia, lui di me più anziano, ma più efficiente sicuro, lei di noi più giovane di molto. Vengono dalla città vicina e li noti oranti lungo la strada che mena alla imponente tua statua, lì sotto al mausoleo. M'accade di incontrarli. Poche parole scambiamo, ma a me bastano. Sono coniugi devoti e nei loro cuori certo ti portano. Ma la mia preghiera non è meno accorata, solo meno fortunata, ché è solitaria.
Dimmi se anch'io vero ti porto coi pensieri miei. Sono piccole povere cose ormai, quasi tutte ricordi. Parole udite o sognate, sguardi furtivi di piccola ragazza, forse innamorata un po',sorrisi timidi, capelli neri, occhi languidi o severi, ma belli sempre. Così erano della piccola dei sogni miei, della ragazza della prima giovinezza, così ora della compagna mia dolce, occhi tuoi tutti!

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