venerdì 13 gennaio 2012

Luogo v'è nell'anima

Io so, ché amara ne ho fatto fin da bambino esperienza, che quando persona cara si perde, se ne resta annientati. E mentre fino a poco prima la sua malattia senza scampo ci angosciava e un moto di ribellione dall’intimo traboccar voleva e gridare a questo mondo d’indifferenti, che pur a tanto dolore resiste, la rabbia di esistere indifesi, così da esser sostrato a tanto male, ora desideriamo che quella stella nera, che preso ha la persona cara, quasi donnificandosi, pietosamente non voglia qui lasciarci. Ed è allora che, piano dapprima, quasi sommesso riappare il desiderio di preghiera. Sono le favole belle dell’infanzia, da madre amorosa raccontate, a far capolino..., noi che più in collera non siamo con la loro fata, che nulla ha potuto o voluto, vorremmo portasse chi abbiamo amato nel posto ove gli addormentati aspettano il bacio del risveglio. Sì, ovunque sia quel posto finanche oltre le stelle, vorremmo un giorno visitarlo e lì continuare le parole dell’amore interrotto, mozzato, dovuto perdere. Ma non molto dissimile è il nostro sconcerto, che smarriti ci lascia in un luogo della mente senza spazio né tempo, se duramente siamo colpiti dal male inatteso, che persona mal giudicata buona, ha tenacemente voluto e potuto attuare, ché nulla proteggere può dalla falsità lo sprovveduto fidente. Anche allora
la rabbia per l’ingenuità troppa, nostro inguaribile vizio, che lo ha permesso, ha ceduto alla prostrazione dell’io annientato. E’ ancora una sensazione di vuoto con molte spire che suscita vertigine e da cui abbiamo ripulsa e attrazione a un tempo. Ci inghiottirà, finirà questa farsa di vita, che permette il tradimento del creduto amico e il disprezzo dell’amore perfino? Ma come accade nelle perdite amare, a un certo punto si scopre che una possibilità abbiamo, non di rivalsa, ma che la preghiera, che ancora una volta scioglie il groppo del nostro pianto, ci pone dalla situazione di succube resa
in una, inconcepibile prima, di insospettata superiorità. Sì, noi abbiamo il privilegio dell’opportunità del perdono, rispondendo con le parole sante delle nostre ave al male subito. E’ allora che siamo certi che il dio ci ha fatto un dono meraviglioso, invitando ad amare il nemico, facendoci scoprire una potenzialità che non sapevamo di avere. Ché è prologo all’amore la preghiera, che poi si concretizzerà nei gesti che stupiranno fino al disagio più o meno palese, se non alla vergogna, chi il nostro male ha desiderato e attuato. Ma preparandone il pentimento. E intanto le nostre povere parole trovano in te sola orecchie attente. Credo che tu le avverta come le sole possibili parole dell’amore per te, che attendevi da sempre e che ora finalmente senti pronunciate. E doveva venire la disillusione, il dolore a veicolartele! Sì, le senti preziose e le uniche adeguate all’amore che anticipato hai nella speranza ti venisse ricambiato. Proprio sono le povere, le disprezzate parole dell’amicizia spezzata e dell’amore distrutto, quelle che non hanno voluto maledire, ma sciolte si sono accorate nel pianto che libera, sapendo perdonare. E’ solo allora che ti senti riamata e ne puoi sorridere, questo piccolo tuo amore s’è fatto grande, è quello che già desiderato hai fin da che era informe nel seno della madre sua, che ora solo t’ha risposto amore per amore! Prima tentennavi giudicando a ragione, vuoto sentimentalismo le parole dette nel rito e quelle che sentiamo di poterti indirizzare riconoscenti in un giorno sereno e di sole. Ora finalmente ti bussano al cuore e tu non puoi non aprilo. Lì troveremo le parole care, i sorrisi, le carezze della madre perduta, e ancora sorrisi, ammiccamenti, parole stentate dall’emozione, quelli delle prime esperienze d’amore, e volti e volti cari, tutto di chi bene ci ha voluto. Sì, siamo entrati in una dimensione nuova, in una dolcezza che non sapremmo raccontare. Quanto è durato, un attimo o più ancora? E’ senza importanza! E’ lì che ti abbiamo trovata, non in un posto, ma in un luogo che v’è nell’anima. E poco importa se poi ancora vita mediocre sarà, ritornati a questa realtà meschina, lì siamo stati, e vista e toccata e l’amor tuo proprio noi siamo stati . Racconto questa favola a quest’amore, ne sorride... Ché ingenuo e molto mi sa, ma così più m’ama e, accolto tra le braccia sue, lì ancora, in quel luogo dei nostri incontri d’essere mi pare...

Nessun commento:

Posta un commento