giovedì 5 gennaio 2012

Oggi

Quanto è soave e dolce la tua presenza,
tanto anche è triste e incredibile la vita...
Non posso non ripensare al gelo delle notti,
ai mattini vuoti di appena poco fa,
ma ora è da capo un oggi piatto e vuoto
e l’uggia e l’inquietudine non s’attenuano
se a piccoli mestieri attendo, né di andare
per boschi ho voglia, come di solito faccio 
nel mio quotidiano. E non mi riesce 
di non pensare a ciò che mi invilisce la vita,
o la angustia a quelli che amo...
Averti, significare dovrebbe invito alla preghiera
riconoscente e anche illudermi un poco
di, ad altri, far dono dell’amor tuo…
Ma non mi riesce, io non so più come! 
C’è una coppia che perduto ha l’unico figlio 
e tragicamente.
Quel che è sopraggiunto, era inatteso, pareva
superata la terribile malattia…
ma, come tempesta, ha ululato e devastato,
poi altrove è corso a far l’angoscia di chi sa
chi altri…
Ed è composta questa coppia, dignitosa,
come di vecchi contadini cui tutto è stato
strappato…Le abitudini di quel loro giovane
continua, vuol frequentare gli amici suoi,
dire, progettare, allo stesso suo modo, uno stare
insieme e lunghe passeggiate nei boschi
delle nostre montagne e disporre del tempo
libero come lui faceva e perfino impegnarsi
nello stesso volontariato…
E io di fronte a tanta forza d’animo,
niente di degno trovo, né oserei dire.
Sono disarmato, io non devo dare, ma ricevere!
E fremiti ho di ricordi penosi,
palpiti di nostalgia per chi ho perduto,
e mi muore la speranza, che dell’oggi dovrebbe
alimentarsi, né mi conforta sapere
da quanto dolore sono oggi risparmiato,
e dire che solo poco fa un po’sicuro e quieto stavo!
Perché tanta pena mi strazia?
Tu non rispondi, ma so che accorata ne sei
e, come io tento di fare, preghi e per me…
Ma forse ora so che vuoi dirmi…
E’ come se le parole tue, in me insufficienti,
debbano completarsi in quelle che mi trasmetti
per mezzo di questi vecchi coniugi, che l’infamia
della morte del loro congiunto hanno or ora subito.
Certo non vuoi spiegarmi perché accadono simili cose assurde, ma ora so che tramite queste loro vittime
mi sveli un segreto…
Tu forse vuoi dirmi che il presente angoscioso
è un ponte sul domani, che ancora ci porterà vita
se non permettiamo all’oggi di soffocarci
e ridurci a un’esistenza rassegnata, purchessia,
a sopravvivenza, da bestie rintanate, di tutto
timorose, da cose di tutto alla mercè.
Sì, il futuro irromperà portandoci vita,
ché nulla è perduto veramente,
i  nostri cari sono solo in una prospettiva diversa,
il nulla non li ha inghiottiti, sono solo più in là,
già nel futuro, con te, nel seno del dio.
Dobbiamo solo accettarne il temporaneo distacco,
che non possiamo capire, esso è l’assurdo! 
Ché accettarlo, è già vincerlo, è gabbare il destino…
Dobbiamo resistere alla tentazione di lasciarci
andare e trascinar via dal vissuto.
Ma permettere ritorni, coi tempi suoi ed esuberante,
la speranza, che come fermento,
scuota l’oggi col suo lividume,
ci scuota dagli abissi della disperazione
e travolga vittoriosa, lutto, tentazioni 
di annientamento, lagrime, lamenti…
Non prevalgano le ragioni della morte mai mai mai.
Sì tutto questo mi dici, ma intanto
quest’oggi cupo mi spaventa…
O domina, ad adiuvandum me, festina! 

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