sabato 7 gennaio 2012

Sono come sarò

Quando la mia fidanzatina dolce,
mi svelò, dalla timidezza sua, d’aver un
sogno solo, di poter un giorno dormirmi
accanto, io, che invero proprio un po’
ingenua avevo preferito quella con cui
sognare, stanco delle pur soavi malizie
di ragazze più disincantate, nei prologhi
dell’amore loro, che m’avevan visto quasi
sempre deluso, se non perdente, ne sorrisi,

ché di alcuni anni più grande, più esperto
mi pensavo, illudendomi forse, di certi fatti
dai quali lei sembrava vissuta un po’ ignara
e appartata...Ma, confesso, era proprio
questa sua presunta inadeguatezza, ad
attrarmi, a farmi volere, con lei proprio,
guardare a un futuro insieme. 

Il che poi avvenne.
E or che gli anni hanno reso il suo respiro
meno lieve, anche se soave sempre, e mai
come il mio, che so sonoro, anche se a lei
non disturbante sembra, mistero del
sacrificarsi d’amore, ma rassicurante, talora

a lungo son sveglio, ché già di poco dormire
sento il bisogno, e mi scopro a indulgere
sulla sicurezza che ne ricevo, sentirmela e

vedermela accanto, e vicina così, proprio
quella d’un tempo, non disillusa di me,
mi pare, e intima gioia ne ricevo...
Ma non voglio che traspaia, sicché
se accada che lei si vegli, io addormentato
mi fingo. Ma so che talvolta anche lei,

se preoccupata o angustiata, non dorme e
s’occupa a sentirmi e vedermi dormire,
come non sazia fosse della realtà di quel
suo sogno antico...

Credo però che sia di tutti scoprire la
propria psicologia non legata alla biologia
che muta negli anni, che pur trascorrono!

E talvolta accade che ci si ritrovi con gli
stessi sogni, anche se appagati in qualche
misura, e quella bellezza e meraviglia,
suscitate, pur si vorrebbe continuassero
soavi, e quelli così ancora fossero, come la
prima volta, e poi è ancora più dolce
figurarseli ancora non raggiunti, ma lì, lì per
esserlo! Sì,è una dolcezza tornare alle
stesse aspettative di bello e di buono!

 E talvolta anche ci sono le stesse difficoltà
di vita, non importa l’esperienza pur fatta
negli anni, con l’accortezza pur acquisita per
muoversi, senza eccessivo disagio, a questo
mondo. Anzi addirittura si avverte, come
ancor giovani inesperti, lo stare a
meravigliarsi di tutto o restarne un po’
delusi, ma sempre come appena affacciati
alle cose fascinose del mondo... E io so che
è il dio, qui laetificat juventutem meam, che
ci vede giovani, piccoli, inadeguati,
bisognosi, da   proteggere! E, vero, noi
nell’intimo così ci sentiamo, in un presente
che mai trascorre,ché immanente è la
mente, cioè l’insieme dei sentimenti nostri,
delle convinzioni che permettono una scelta
di fronte ai fatti della vita, talvolta, a
dispetto del ricordo e dell’analogia, ancora
sbagliando, e sono gli stessi gli aneliti, le
speranze, ma anche i disagi, le paure, sì, le
stesse insufficienze di sempre! Sì, c’è una
coscienza di essere sempre gli stessi, un
nucleo, un nocciolo dentro, che mai si
smentisce, nonostante scorra il tempo
esterno! C’è proprio  qualcosa, che ci
rappresenta a noi stessi, immutati,
immutabili con sempre lo stesso progetto di
vita, che qui ci fa stare con risposte, ansie,
sempre in fondo le stesse, nell’attuare o

nel presagire quel bene cui aspiriamo,
con sempre gli stessi ostacoli frapposti... 

E per quello, che di noi stessi, sembra non
cambiare, non c’è risposta certa... e
dovremmo, direbbe il poeta, “star contenti
al quia”, cioè  aver coscienza di essere
“poiché” siamo così fatti,e non cercare il
quare, cioè “perché” lo siamo! Così proprio,
nonostante i tanti progressi in psicologia...

E’ allora un fatto che il tempo biologico sia
diverso da quello effettivo, ma quello
psicologico addirittura sembra non
trascorrere!

 Che sia questa la peculiarità che più ci fa
somigliare al dio?

Noi sappiamo di sicuro del dio che il
presente è il solo suo tempo! Non dice di
sé:io sono chi sono? 

Sì,proprio così descrive il sentire di sé,
parla del quia e del quare dell’essere suo.
Allora tutto ciò che concerne il dio
è immanente. Così la natività del figlio tuo,

e tu che sei madre, ché tu e lui state nella
luce inaccessibile sua, e per noi persi
sareste alla conoscenza nostra nella
profondità dell’essere suo, se qui ancora
non vi mostraste, ma solo allora
visibilmente, ora in chiunque soffra. Così
proprio nasce il redentore da te in ogni
tempo ed immolato è ancora per l’umanità
tutta...E altro di voi proprio non so, ma
forse, poco importa...

Ma io so che c’è chi un’altra interpretazione
ha per il nome con cui il dio si svela: io sono
chi sarò. Credo che questo significhi
garanzia d’amore immutabile per l’uomo.

Allora se parole d’amore hai pronunciato per
me proprio, esse sono per sempre. Così è se
dormo o veglio,sono distratto o raccolto pio
nella preghiera, ti ricambio parole d’affetto
o trascuro di pronunciarle, pur sapendole
desiderate, tu del sì pronunciato mai ti
pentirai... E per quanto indegno mi facessi,
da sconcertarti, con un comportamento
riprovevole, tu il consenso dato non
ritireresti, quello per l’uomo assai diverso e
migliore di un tempo, ma paziente,
attenderesti il mio rinsavimento. E poi cos’è
la fede, se non la certezza che proprio così è

l’essere tuo, sempre per l’uomo, e se questo
soffre, tu stai soffrendo,e se nella gioia, tu
lo sei! E che dirò di me? Questo mio
cammino tutto è disseminato di sconfitte,
ansie, tremori, e poi chi m’ha amato, chi ha
mai detto di appartenermi, se non tu sola,
quindi la piccola donna donatami? E poi solo
se fossi forte ancora, pentirmi potrei delle
disseminate insufficienze, delle omissioni e
viltà che sicure ci sono state, ma la mia
debolezza è oggi palese, e la malattia da cui
sono provato pure, e ancora il mio io
intristito, che, ostinato, vorrebbe
invecchiare col corpo, e la mia memoria che
s’è fatta labile e i pochi ricordi belli
sbiadisce, accomunati alla mediocrità di
tutta la vita. Ma più indegno mi dipingo agli
occhi tuoi, più ignorar vuoi ciò che confesso,
come da tutto perdonato e liberato
m’avessi, sicché  solo la precarietà e la
pochezza sofferta, di questo mio ultimo
tempo, ho da offrire a completamento delle
sofferenze vere, tue e del figlio tuo, qui
attardati. Allora tu sei proprio come la bella
Aurora che scordò di chiedere agli dei
l’eterna giovinezza per l’amato, e se ne
rassegnò, continuando ad addormentarsi tra
le braccia sue e a risvegliarsi così ogni
mattino. Ma se vecchio vuoi diventi, non
temi che proprio di te mi scordi? E allora
ameresti non ricambiata!

Ma questo non accadrà se mi lasci questa
donna, ancora innamorata, ché le attenzioni
sue per me, da te vengono. E come nella
gratuità completa ho il tuo amore, così il
suo. Ma già i suoi capelli bianchi vogliono
diventare e ci sono già le prime rughe sul
dolce suo viso... e credo che, se quasi in
tutto io dipenda da lei, anche a lei più non
basti per sostenersi, l’occuparsi di me, come
fatto bambino, ma che io proprio dovrò un
giorno aiutarla con benevolenza e
attenzioni... Allora vedrai due che vanno per
la loro ormai breve strada, sostenendosi l’un
l’altra, e forse ti piacerà. Sì, proprio tutto
par voglia accadere come nel nostro
addormentarci accanto, ciascuno ha bisogno
della sicurezza che l’altro gli dona..., e
talvolta sta lì a contemplarlo come se il
tempo non fosse trascorso, o volesse
fermarlo! E questo, so, ti piace!                      

Nessun commento:

Posta un commento