sabato 7 gennaio 2012

Non è così fatto l'amore?

Io non posso dire perché il sole amo e le
nuvole che corrono nel cielo e quelle grevi,
che minacciose di pioggia talora tutto lo
coprono. E la luna nelle notti serene di stelle
a miriadi fascinose e poi le cose tutte che
fanno primavera, e quelle d’autunno anche
che languido lo fanno, e la pioggia che
uggiose fa quelle giornate e le piante e i
fiori e gli animali tutti. Tutto amo e non so
perché! Hai mai sperimentato simile
smarrimento, saper che qualcosa t’accada e
non saperne le ragioni, tu che anche
una di qui sei stata?

Dicono che mangiando pane eucaristico,
diversamente dagli altri cibi che umori nostri
diventano, esso renda simili al figlio
tuo...Chi se ne ciba così garanzia avrebbe
dell’amor tuo. Ma tu già m’amavi quando
solo nei sogni della madre mia cara ero,

e certo ella m’amava fin da quando
m’avvertì piccolo grumo informe nel seno
suo, e tu, lì scopertomi a nutrirmi di lei, di
più che ella potesse di me, contenta fosti.
Perché? Che già vedevi in me?

Non certo doti fisiche, che qui fanno la
fortuna con le donne di qui, non quelle che
fanno l’amabilità del buon carattere, che fa
il consenso. Non quelle piccole che pur ho e
che faticosamente avvertii alla coscienza
dopo le prime esperienze d’angoscia, che
rattrappito in me m’avevano... E allora cosa
fa che tu m’apprezzi?  Forse dev’essere quel
desiderio di te, che tu da sempre previsto
hai, ch’ebbi fin da quando, piccolo, la mia
fantasia la madre stimolava con le belle
storie di te e del figlio tuo, forse a
significarmi  quanto l’amore di madre
possa in condizioni di disagio estremo a
questo mondo! Ma se questo è il poco che
ho da donarti, ne sono contento, ché col tuo
santo dir posso di essere fin qui giunto,
quasi della vita al termine, avendo lottato
nella battaglia mia, e di aver conservato,
sconfitto, la fede. Sì, questo proprio
apprezzar devi, aver conservato il desiderio
di te, sempre tentato di indifferenza e d’abbrutimento...Sì, vederti e sentire da te
le parole del bene che mi vuoi. Dicono qui
che amare vuol dire dell’altro il bene
desiderare e io che nulla posso aggiungere a
quello immenso che ti significa, solo
guardarmi posso che mai accada che col
mio dire e fare ti possa spiacere da farti
rinunciare a me anche solo per piccola ora
triste. Sì, perché nell’amore di qui per
questa mia donna, m’accade talora che
piccolo fallo questa avverta amplificato nella
sensibilità sua da sentirsene ferita nel cuore
e così certo il tuo anche offeso esserne
deve, tanto  in sintonia i vostri cuori sono. 

E altro non so ché di voi donne poco
ho sempre capito...

Ma ora in questa natura aulente ad altro
penso e ricordo che sant’Agostino diceva
che chi pregando canta, due volte prega, e
io così faccio con il bel canto della preghiera
di Bernardo tuo e qui tu solo sentirlo puoi e
gli uccelletti che col loro l’accompagnano. Di
altri inni assai belli so le parole, ma come
intonarli non so, ché oggi più le donne pie
non usano il bel canto gregoriano in chiesa
cantare, ma so che del mio recitativo a te
canto ne giungono le parole, che tutte ti
parlano d’amore...Non è così fatto l’amore,

ché piccolo torto o piccolo dono amplificato
o prezioso giunge all’altro?

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