martedì 3 gennaio 2012

Miracolo

Quando verrai sponsa de Libano?
Oh non t’avessi mai sognata e lì udita!
Ora che tardi, l’anima tanto desolata non avrei!
Sì, veni de Libano sponsa mea!
ripeto col salmista, ché, come dalle alture,
che l’esiliarono, viene sollecita la sposa all’amato,
forse il proverbiale saggio, che appassionato,
la invoca, così a me, tanto insipiente,
spero tu venga dall’alto dove sei,
tanto per te m’accoro!
Ventilata d’aria gelida è oggi quest’alba triste.
Baleni all’orizzonte…Che farò oggi?
Tu beata stai oltre il tempo, oltre il mondo vivi…
Come ti raggiungerò? Pregherò con parole nuove?
Più non ne ho che tu già non sappia!
Incerto sono, esitante, timido anche
come bambino ero con le coetanee, inguaribile!
E di più la superficialità di questi giorni
sento amara, opprimente…
Ma se questi giorni brevi spendo male,
mi rammarica la possibilità che tutti li abbia mal vissuti.
Forse, illuso di te sempre, ora che la vita
sfarfalla appena, temo voglia finire,
sentendosi senza amore,
bruciando con fiamma d’attimo…
Ma tu la mia malinconia sembri
non comprendere, non la scusi,
non transigi, severa, non mi vuoi a metà,
esigi i miei pensieri tutti, i desideri,
le attenzioni, tutti per te vuoi.
Sì, l’anima per te, tutta!
Ma la gioia casta dell’amore, che per te
avevo bambino, la giocondità della giovinezza
da donarti,  più non le ho…
Che t’offrirò?
Ma proprio ora novità par baleni
nella coscienza mia e par di vederti
con gli occhi onesti della mente,
ora di nuovo attenta, di nuovo casta.
Dopo un baleno di luce che acceca,
vedo bene la tua chioma nera,
che il bel viso, ancor troppo soffuso di luce,
ti inghirlanda. E il vento osa carezzartela lieve,
quasi tu non t’avveda che profumo ne ruba,
e il sole tutta la indora…
E io la preghiera recito piano,
quasi con altri oranti spartisca la visione…
trahe nos, virgo immaculata, post te
curremus in odorem unguentorum tuorum!
E che dirò ancora di questo sogno soave,
che non penso compensi della mente
stanca, la miseria che vive?
Mi piace vederti radiosa come sei,
tra i fiori bella, quelli che la terra
appena gitta ai passi tuoi.
E verso di me vieni e le braccia tendi…
e mi ripeti quelle parole, che afona,
la piccola mia donna,
a esorcizzarmi la tristezza, con gli occhi
mi dice: ma tu hai me!
E a queste or ora pronunciate,
tu nel mio cuore felice, vanisci…
Se questo è sogno veridico,
tu comunichi per lei.
E non certo penso che le parole sue,
tutte siano le tue. Ma le belle sì,
quelle della tenerezza, anche…
Se è questo che significarmi vuoi,
ora più non visiti i miei sogni
perché li vivo proprio!
Io, proprio io, che, come l’amato poeta,
ti invoco da mane a sera, ti ho accanto,
ti vedono questi occhi, ti toccano queste mani,
sei reale, non più fatta di sogno.
E questo se, come tu vuoi, questo piccolo te,
questo piccolo fiore che m’hai donato, riamo.
Oh gioia!  grido. Non è miracolo questo?
 

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