lunedì 9 gennaio 2012

Signore: moriamo

Tornerà qui visibile il signore?
Forse che io lo speri, essenziale è alla mia
pace...Sì, che proprio non rinunci, tanto
tristi i tempi, alla sua presenza discreta qui
con la madre sua, se gemiti negletti,
timida solidarietà, desiderio celato d’un
amore appena, qui lo trattengono. E
persone consacrate ora e sempre finché
egli non torni, con gli atti e le parole della frammentazione del suo pane corpo, che ai
suoi poveri di sempre distribuiscono,ne
riannunciano la morte. Così è ancora
sottratto e ne è memoriale in questo
tempo che segue il plenilunio di primavera,
l’atmosfera mistica che sanno ricreare
lamentose litanie e processioni uscite
d’altri tempi. A me una poesia di
Quasimodo che col tutto ben s’intona, ché
preludio, attesa di morte è quest’atmosfera
greve, già pur vissuta lacrimosa, che tutto
imbeve da non potersene sottrarre. Qui il
poeta è con la pace della mente sua,
agognata eppure effimera, dopo tante
miserie e dolori che fanno sconvolta
memoria del passato, ma che ora solo
meraviglia destano d’esser pur trascorsi.

E questa pace che pur ha esaurito uragani,
si turba a quella,si meraviglia di
meravigliarsi ancora...Ma non opprime,
lieve è, così la disillusione, ché le illusioni
sono stelle tutte cadute, precipitate in
monotonia di forme e di funzioni, globi a
due poli, e nel buio dell’anima isterilita,
solo graffiti, fuggevoli sorrisi d’aurore,
carezzata passione di solitudine amata,
amore di rupi e nubi, sublimità agognata,
forse possibile ancora,ma rassegnata nella
lontananza  sua irraggiungibile. E resta
sola l’anima, nuda, tutta svelata a sé
stessa, tutta presente e riassunta
nell’essenzialità d’una vita solo umana,
passata già tutta. E viene la pacata
consapevolezza che se il signore muore,

lui, che ha con lui mescolato il sangue suo,
ché lo riscaldasse dell’amor suo, muore
con lui. E a lui s’appella, estrema
preghiera: se tu d’accorgi di quel che a noi
capita, io abbandonarmi all’amor tuo
posso, ché fuggono nel mio cielo le nuvole
alle rupi maestose e come quelle toccano,
vaniscono... e quelle fuggenti noi siamo! 

E io dico, così fu ed è per la madre tua
cara e così è per me: signore, moriamo! 

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