domenica 8 gennaio 2012

Di che vestita sei?

Occhi che mai hanno visto di simile,
orecchie che mai udito hanno di tali melodie,
cuore sensibile a dolcezza mai provata,

avremo per contemplarti, saliti agli asfodeli
campi, che dimora t’assegna la speranza.

Allora buoni nell’animo quanto belli
appariremo, ché, san Tommaso lo sostiene,

finiremo col somigliare a chi vedremo. Ché di
noi dice: id fiunt quod vident, e noi tanto
amore avremo trasfuso dal figlio tuo, che ci
esalterà ai sublimi attributi tuoi, che nostri
faremo, fatti allora capaci, ma sempre da te
offerti...Noi porremo allora eterna, attonita
attenzione alla bellezza tua e paghi staremo
della perfetta bontà tua a noi benevola tutta.
Ed è stato detto da sant’Agostino che il
valore di ciò che ti orna e ti abella è pari solo
a quello di ciò che ti rende amabile per il
buono che dentro hai. Tu già invero qui
guardi propizia chi apprezzarti può, e cerchi
che a me proprio fiorisca dentro al cuore il
bene tuo, ché caldo e luminoso traspaia nel
volto amato, sicché almeno per te questo
bello so d’avere...Così che proprio come te,
io ho un valore, pari al bene che dentro sento
d’avere, e chi m’ama, donna è, ed è disposta
a offrir un prezzo ad esso pari, perché solo
per lei sia, ché conservarmi a te vuole, ma
gelosa delle altre di qui. E’ ciò che qui a molti
accade, ché tu inebriarli vuoi dell’amor tuo, a
mezzo delle donne loro. Allora mi chiedo con
san Bernardo se può esserci qualcuno che
sfugga all’amor tuo. Questo devoto tuo pensa
che tutto ciò che è ora,o è stato, o sarà, è in
vista di te, ché tutto e tutti ti sono promessi,
e gli uomini pure, quelli già stati, quelli che
sono ora e quelli che ancora saranno finché
il figlio tuo torni glorioso. E gli angeli
innumerevoli del cielo e i perduti anche, e poi
le cose tutte del firmamento e quelle sotto le
stelle e quelle che or sono e quelle anche che
la natura avrà elaborato da esse, tutti e tutte
a te destinati! Ché tutto è stato fatto affinché
tu lo riconcili al dio, che pur tutto ama, ma
che amandolo, smarrito l’ha, e a riprenderlo
te qui e il figlio amato ha mandato, quello
tuo tra noi e tuo già prima che il mondo
fosse. Tu, qui venuta, ci hai visti in tantis
periculis constitutos, e ben hai pensato
rivestirci della protezione tua, ché qui ci hai
lasciati esposti al gelo del peccato. Fatta
degli stessi vestiti con cui te stessa e il figlio
hai ornato, corpo e anima, con l’interiore
dell’oro della carità e l’esteriore, assai
dimesso, quello della modestia e continenza,
con che tu noi, culpis solutos, miti fai e casti.
Ma altri tuoi, credo il Suarez, pensano sì al
doppio vestito, adoperato a difenderti col
figlio e i fedeli tuoi dal gelo di qui, ma tu in
quest’altra visione vesti di candido lino, che ti
significa inviolata integra et casta, mentre la
sopraveste hai del rosso della carità. Non
t’hanno così vista tra le rose le figlie di Sion,
orante, giglio candido da fiori rossi ornato e
bello, così che beatissimam te predicaverunt?
Ma la mia veste, bianca forse più non ho, ed
è così strattonata che temo si laceri! Piccolo
nel cuore sono e indigente e già la veste
scarlatta ho tutta ex indigentia donata, ma
da sprovveduto, ho l’amor mio disperso,
forse seminandolo sterile, incompreso...
allora tu, pietosa, vivificalo irrigando gli aridi
cuori in cui lo temo versato. Forse presto
sarò nudo ché già fino al cuore il gelo
sento...Scaldami tu! Fallo per questa donna,
dille che mi circondi del corpo suo caldo... e
se amore più non ho da donarle, lasciala
recubente ad ascoltare i battiti del mio cuore.
Significano ancora amore!


 

Nessun commento:

Posta un commento