lunedì 9 gennaio 2012

Un santo subito

  Chi è il cristiano? E’ chi ama il suo nemico!
E’ questo il suo specifico stare a questo
mondo, e nessuno dica di esserlo, ma di
tentarlo giorno per giorno, tanto difficile è.

Diligite inimicos vestros, è la novità che
spezza la monotonia dei rapporti tra la
divinità e l’uomo e tra uomo e uomo.
L’eroicità di ogni credente è misurata solo
dall’aderenza a questo precetto, null’altro è
sì pregnante e urgente, niente scrive
merito nel libro personale della vita, se
questo pressante invito è disatteso. E
passano le occasioni per dimostrarlo,
recepito, a se stessi,quindi al dio, tanto è il
divario tra propositi sempre buoni e prassi
carente. Timeo deum transeuntem! Quanta
è la necessità di coerenza, tanto il
tormento del superamento del sé,delle
innate tendenze, nella solitudine
inaccessibile di ogni cuore di fronte al
suo dio!Io posso misurare il mio sforzo e
trovarlo inadeguato sempre, e capire la
difficoltà, la pena di ogni altro che nella
sequela del cristo muoversi voglia. Certo
prima occorre capire chi è nemico nella
realtà che si vive e poi accantonare,
reprimere l’istintiva ripulsa e reazione per
ciò che ostacola il desiderio di libertà e di
bene, e costruire una risposta diversa, se
persona ne sia all’origine, oltre il perdono
già tanto difficile, che consenta nasca il
fiore dell’amore in tanta aridità di vita.
Sempre la risposta al male dovrà essere il
bene! Che faccia, tanto orrenda quanto il
male che reca,abbia il nemico si scoprirà al
fine ben celata sotto la larva della
benignità, dell’accoglienza e del favore
perfino, perché  è amaro scoprire che
quello che ci capita in una natura matrigna
ha quasi sempre dietro ad accentuarne e
amplificarne il danno, la perfidia di
qualcuno. E’ il male che sornione ci segue
fin dai primi passi a questo mondo a
insidiarci la vita, che qualcuno permette o
accentua? Anche! E’ l’invidia che
l’avvelena? Pure!E’ la malizia, è la
sopraffazione, è il dolore, la fame, la
malattia nella mancanza di risposte dal
dio,...? Sicuro! Un lunghissimo elenco di
parole sgradevoli,che fanno situazioni patite,disagio,pianto, dei quali sempre
qualcuno è responsabile per incuria,
disinteresse, abbandono, quando dovrebbe
ben altra risposta. Sono tutti nemici, il
nemico! E che significherà amarlo
nonostante? Capirlo, attuarlo fa la nostra
coerenza nell’imitazione di chi è venuto
espressamente a dircelo. In fondo è la sola
vera cosa nuova che ci ha lasciato, l’altro
era stato detto, ispirato, trasmesso o solo
intuito e perciò anticipato, sebbene
disperso o volutamente ignorato,ma non
questo apparente paradosso. E m’assista la
madre sua, tu madre mia carissima,nel
discernere ad ogni mio passo a questo
mondo, ciò che è giusto conservi di me e
ciò che è bene perda per chi di tutto mi
vorrebbe privo. E’ la mia eroicità, il mio
particolare e irripetibile stare a questo
mondo ed esserci per il dio soltanto. Ciò
che solo egli ricordare vorrà e salvare di
me. Null’altro! Ho detto e fatto cose
giuste? Non servirà se non ho cercato e
attuato l’amore, nonostante l’indegnità di
chi ha disatteso le mie aspettative in un
che o un dove, oppure per quanto o come
ha volutamente, caparbiamente interferito
con la mia vita, e il mio diritto alla serenità
e alla felicità. Ecco questo sarà meritorio!

Ed ecco una persona veramente buona, un
vero tuo devoto, che totus tuus t’ha detto,
che ha avuto simpatia ed empatia per tutti,
i giovani in particolar modo. S’ è speso, 

s’ è distrutto nell’imitazione del figlio tuo.
Pellegrino come Paolo, felice d’essere
uomo tra tutti. Che s’è aperto, che non ha
nascosto la sofferenza degli anni suoi
ultimi, s’è esposto rimanendo come nudo
nell’infermità sua, come novello cristo su
una croce ripiantata. Eppure nulla
sappiamo dell’intimo suo, della sofferenza
che gli è costato amare gli indegni, forse
tanti della vita sua lunga e travagliata.

Ha amato completamente i nemici suoi,i
detrattori subdoli, i calunniatori palesi, gli
ipocriti infidi nel ministero suo, tanto grave
e difficile a guida d’una chiesa spesso nella
tempesta? Questa stessa chiesa che lo
annovera oggi nella schiera degli eroi suoi.
Perché,essa lo fa? Che sa davvero, se il
cuore suo, come quello di ogni altro uomo,
è rimasto celato,intuito forse, ma non
aperto, né apribile? Nessuno sa come
abbia risposto al comando divino
dell’amore nonostante...e questa è una
chiesa d’uomini! Quanto abbia errato
nel passato, perseguitando uomini di pregio o
tutto un popolo, l’ebraico, fu quest’uomo
stesso a chiederne perdono...Ma l’albero si
conosce dai frutti suoi  e c’è chi, invocando
questo campione della fede, ne la miseria
della condizione di sofferente, ha ricevuto il
dono d’una guarigione inspiegabile. Ecco il
miracolo, la conferma forse dell’eroicità
intuita. Non il dio della meraviglia è
intervenuto per lui, solo s’è palesato quello
dell’amore e a noi che veramente tanto nel
bisogno d’aiuto siamo e tutti. E’ uno stare
ai fatti, che non smentisce l’assunto che il
dio solo conosca i suoi santi, ma si crede,
si spera, si prega che ogni tanto il vero
miracolo di capire qualcosa degli arcana
della mente sua sia possibile. E poi è di
nuovo tutto buio. Rimane il nostro
problema comune, ma con risposta
personale, sperando che qualcuno, grande
considerato, v’abbia adeguatamente
risposto da piacere al dio. E nuovi idoli,
specchi di te s’aggiungono alla pietà nostra
e non importa se il culto dei santi nostri sa
un po’ di paganesimo, se la preghiera a
loro è per te sola e speriamo, invochiamo ti
raggiunga almeno per loro. E se alla dolce
Bernadette, dico: bella, sostieni, reca tu
la mia preghiera, ben faccio. E se di simile
faccio con questo novello santo, so che è
bene dalla debolezza mia, che spero tu per
lui voglia aiutare per piacerti ora e
raggiungerti quando sia. Sì, noi abbiamo
un disperato bisogno di immagini, di eroi,
di santi, tanto umili, soli, inadeguati siamo
nel nostro cammino! E sprovveduti anche,
poveri davvero di fronte al terribile
problema, che esige, chiede, pretende a
ogni passo una risposta, ci incalza, ci
insegue e grida le parole tue e del figlio
tuo: diligite inimicos vestros. E io grido
dalla nudità della mia coscienza, dalla
terribile angoscia, dalla solitudine che
m’opprime a queste parole che mi scavano
fin alle ossa, a te per i santi miei: suscipe
me,puerum tuum, ad adiuvandum me festina!

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