E' bello questo prato verde dopo le
tante piogge di primavera; tanti e
variegati i fiorellini suoi e l'erbetta
novella ancor verde è, e gli insetti
operosi a ronzarvi. E' vita. Ma c'è una
poderosa vacca che lenta avanza,
bruca or qui or lì, calpesta e talvolta
del suo dà, e l'erba nuova che pur
verrà se ne gioverà di certo, ma quella
già qui imbratta. Rappresenta la
morte, che già un sommo pittore vide
nel falciatore, singolo nel campo di
grano che ritrasse... Lì le spighe
mature falciate, qui fiori che per appassir
stanno e altri nello splendore loro o
appena in boccio, tutti in una bocca
vorace finiscono. Vorrei reggesse la
metafora, e più ancora quella che
vede il bene e il male sempre
appaiati: il bene ne viene ostacolato e
insidiato, ma vanirebbe senza
l'antagonista, così come l'attrito che
nel movimento fa come forza che a
ridurlo si ponga, ma che eliminar e del
tutto non si può, ché quello viene
anche permesso da essa. Ma se le
metafore illustrano, nulla spiegano.
Quanto poi il bene e il male relativi
siano alle situazioni di vita, alle
epoche, alle civiltà che l'umanità
attraversa, non sembra potersi
negare. Ma ci sono situazioni dure,
quali siano gli uomini che le
sperimentano, e crollano allora i
giudizi e i pregiudizi anche, che pur
siano stati nella norma del momento e
del posto della vita loro, e ben miseri
si fanno se il male colpisce persone
assai care, i bambini, vuoi per malattia
sempre assurda, vuoi per abuso
blasfemo d'adulto fuor del dritto
istinto, voglioso...E così di noi, la
speranza fattasi cionca, la fede nostra
già rattrappita, che vacilla... Ma nella
precarietà e drammaticità del vissuto,
pur un residuo di positività c'è in
quanto d'assurdo ci accade, ché
almeno abbiamo chiara l'inconsistenza
e futilità delle suppliche personali che
qui facciamo al dio per muoverci con
minor disagio. Ma questo dio che
vuole? Ha preteso fossimo per gli altri
sempre e il suo cristo mostrato ci ha
fin dove è giusto si viva di noi come di
lui, e dei sogni nostri perfino appropriarsene
si può, e noi, onesti, abbiamo tentato
la sequela sua. Ma forse solo sulle
spalle sue curve abbiamo vissuto, ché
le parole del libro di favole abbiamo
ripetuto ingannandoci e forse
ingannando, sì, il mondo nuovo che
imminente viene, questa
provvisorietà del male, apparente
lunga e amara, il suo ritorno nella
vittoria... favole, miti cari, ma miti!
E’ comodo talvolta un dio fra le stelle, ma lui ha voluto farsi piccolo, indigente, meschino, finché c'è qualcuno che lo è, e la sua fragilità sta in ogni creatura, vinta comunque, succube del male, ben è detto ne Le mileu divin. Sta nei dubbi nostri del momento, il non poterci rispondere, aiutare, dare. E il silenzio suo agghiaccia... E io, bambino, ho cercato di non crescere. Ma dove più è la madre cara e il padre e il fratello amati?Quanto male nella vita mia! Perché? Ho tentato la coerenza tra gli impedimenti miei, psicologici molti e ora specialmente, fisici anche...Nulla ho cambiato, tutto ho subito. Ma questo è tempo di incertezza, incomprensione e sofferenza per tutti, sono le birth pangs... E un tu ho cercato. Qualcuno ha voluto l'ansia mia colmare...Tu, madre del sogno dolcissima e lei carezzare dalle mie parole vane vi siete lasciate. Non ne ho vergogna, erano sincere. Muore questo giorno, vi vedrò ancora domani?
martedì 10 gennaio 2012
Perché?
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