venerdì 13 gennaio 2012

La favola d'oggi

Principessa dicono assai bella e furba a raccontar favole spendeva tutte le notti, all’amante suo crudele, ché non l’uccidesse. Così io mille favole ti dirò, piccola compagna che accanto mi dormi, ma diverso da quella, morir ne vorrei, ma con te. Io son uno che sol dice favole a donne innamorate. Tu lo sei ancora? Se, come dici, vissuta sei d’amore, io sono stato le parole di quell’amore, immagini e colori li hai messi tu! Vuoi un po’ ascoltarmi o preferisci sognando, dirtene di tue, forse più belle storie? Lunga è questa notte e felice sarei d’impegnartela tutta in foga d’amore, ma forse ora solo raccontartelo dolce posso e credo non spenderò troppe parole ché già tanto stanca sei e forse presto t’addormenterai al suono della mia voce, che a te solo giunge melliflua. Ma io continuerò a dirti questa favola, ché tu inconscia ascoltarmi ancora potrai e le mie parole in immagini colorate e belle convertirai... Dicono che stelle d’inverno, nuvole d’estate e lacrime di donna tutte effimere siano. E forse è davvero così. Ma pur belle e tanto sono le stelle e più brillano dagli squarci di cielo tutto velato e buio a sfavillar chimere e vaghezze di sogno... eppoi Orione tutto pomposo appare da dove scirocco spira, ché senz’altro è la più bella tra le costellazioni. E nuvole d’estate per lo più bianche sono, ché quelle grevi di pioggia, tutta ne piangono da rabbioso cielo. E brezza che muove dal mare tutte le sospinge a dissolversi alle vette dei nostri monti e paiono inseguirsi come fa maschio innamorato, nel tempo suo, di timida e incerta cerbiatta. E vanissero davvero preste le lacrime dei crucci tuoi, quelle che asciugar vorrei in cento e cento ancor tenerezze d’amore. Eccessive talora, non abbastanza motivate le giudico, ché io non ho più forza a spegnerle tutte e di baci e me ne struggo, ché forse colpa ne ho...Forse ridicolo non più giovane inconcludente amoroso con le vaghezze mie, vedermi devi, e del tutto forse non sbagli! Ma le mie sono solo favole, forse mal dette, ma che orecchie vorrebbero sempre attente e non trovano...e che sempre finiscono col confessarti come l’unico scopo della vita mia. Tu vero un po’ tardiva farfalla sei stata, in questo campo di maggio che d’asfodeli è tutto coperto e io già c’ero a inseguir vaghezze alate. E’ infatti di farfalle tutta briosa questa radura, ché temp’è il nostro degli approcci e accoppiamenti e ne è forte per tutte noi il richiamo e ce ne sono da lontane terre venute e tornar lì agognano a far nascere le piccole che ne verranno. E il nostro ritorno alla terra lontana, che vedute ci ha nascere, è tutto di stelle. Vedi, ti dirò, quella è la nostra guida, una indicandone radiosa e bella. Lì a quella guarderemo fiduciosi che rotta ne indichi, ma forse esauste, ci lasceremo al fine cadere nel mare del nulla. Ma forse no ché, provvida, la fata delle stelle una rete vi avrà steso, ché non accada che farfalle troppo sognatrici attratte da luce che il loro ritorno conforti, vaghe siano di raggiunger la stella loro. E ci salverà alitando sui nostri corpicini gelati e un po’ così ci terrà tra le mani sue, ché bella qual’è, gli occhi nostri la contemplino, cullandoci e cantandoci dolce nenia che ci addormenti. E in un bel giardino ci sveglieremo tutto fiori ed essenze,
che trabocchi di voli di tante a noi simili alate presenze e noi amore per amore lì le daremo... Ecco la favola d’oggi, questo è il sogno, vuoi tu smarrirtici con me?

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