giovedì 12 gennaio 2012

La morte dolce

Ricordi...? Presto venni al mattino
nel bosco. Tutta la notte un vento
gelido il paese tormentato aveva
da tramontana. E io, tra le tante
foglie cadute, una femmina di
pettirosso, credo, avevo trovato.
Caduta, tutta arruffata e
tremante era. Si lasciò prendere
e io tra le mani decisi di tenerla a
riscaldarla, ma boccheggiava. Il
beccuccio apriva e il capo
innaturale estendeva.
Agonizzava. Le alitai più e più
volte, pensando giovarle potesse.
Quella parve un po' calmarsi e
desistere dalla danza sua strana
e gli occhietti prima chiusi aprì e
a lungo mi guardò. Che dirmi
voleva? Poi a spasimare riprese e
ne morì. Sotto la grande quercia,
in un letto di foglie la posi e a te
l'affidai. Aveva avuto eutanasia,
cioè la morte dolce? Ma non a
quella pensavo nei goffi tentativi
d'aiuto! Penso però che sia
questa che, in casi molto speciali,
qui medici e operatori pietosi
praticar possano, con timore e
tremore di te, nel segreto della
coscienza loro. Ricordo mia
madre. Mio padre ed io
l'assistevamo nella malattia sua,
amorevolmente. Io giovarmi
potevo del mio saper medico, ché
già alla conclusione ero di quegli
studi annosi. M'era stato
raccomandato che generoso fossi
con l'analgesico quando accorto
mi fossi della imminente fine. Ma
lei non voleva “l'addubbiassi”,
come nel nostro bel dialetto
s'esprimeva, ché lucida rimanere
voleva. Io quei momenti dolorosi
altrove t'ho partecipato, e sai che
da quella tentazione imperiosa
desistetti. Ma fu giusto soffrisse
ancora? Da medico per nessuno
dei miei malati simil perplessità
ebbi, anzi perché un po' meno
avvilito via andassi dopo la visita,
alcuni mi dicevano di star bene
come mai. Avevano pietà!
Oh quanto fortunato fui
dell'amicizia loro! Ma il problema
qui c'è. Nonostante i tanti
progressi, la morte è ancora
atroce e tormentosa talvolta. E se
è vero che tu hai detto di non
uccidere, perché bestie siamo
nelle tante intolleranze e
persecuzioni? Perché ci sono stati
i campi di sterminio e perché
ancora le guerre? Nessuno è
coerente, religioso o buon laico
che sia. E ampollosi, blateranti
sono i discorsi su patria, ideologia
imperante, stirpe eletta, razza ed
altro, che solo amplificano la
nostra sventatezza morale. Tu
puoi vedere maschi su femmine
prevaricare con brutalità, scusati
appena da mal poste
interpretazioni di dettami antichi,
al dio, a te, incautamente con
acriticità attribuiti. E forse che nel
nostro libro di favole non c'è la
storia di Saul che il tuo favore
perse per non aver sterminato
degli Amoniti tutto, uomini
e bestie? E poi qui di più facciamo
inconsapevoli col logorio fisico e
morale di chi c'è vicino e di noi
stessi. E questo uccidere lento,
attraverso quello che la vita mina
e abbrevia, non è più folle, e
invero alcuna giustificazione ha,
di quello che medico pietoso in
circostanze particolari dalla pietà
sua, è costretto a fare? Mai però
diventi un diritto. Sì, tutto
rimanga nel tormento della
propria coscienza. E' quello il
luogo della pietà personale e del
tuo perdono. Ed io, quando sarà,
vorrei essere tanto fortunato che,
evitata la morte dolce, tu proprio
sia la mia dolce morte. Molti vista
t'hanno, avendoti sospirata la vita
tutta, nei momenti estremi. Sia
questa la mia illusione, che ti
veda vero come sei e non per gli
idoli tuoi senza vita o per le icone
tue, donne pur palpitanti amore,
di qui, ché dolcezza hai voluto
essere nella vita mia tutta!

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