giovedì 12 gennaio 2012

La falsa neve

Ricordi di aver mai visto, ché or
non son più tanto d'uso, bocce
trasparenti, per il trastullo dei
piccoli, recanti un liquido, che, se
agitato, sospende granellini
bianchi da parer caduta di neve
su un paesaggio ancorato al
fondo? Me n'era stata regalata
una, non so più da chi e perché,
simulante un tempo natalizio. Ma
dopo un po', uggiosa mi divenne
con quella sua falsa neve, forse
ché mai nel reale vista l'avevo.
Invece al mio amico sfortunato, a
letto costretto, gradita fu. Piccolo
e minuto era, compagno della
prima media, per cui avevo
istintiva predilezione, debole
parendomi. A lui devo breve ma
ricca frequentazione e fiducia,
dall'epilogo triste però. E poi fu
lui ad insistere che non andassi
quel giorno infausto con l'altro
ben diverso amichetto, che pare
incauto insistesse con i fratellini
suoi, a maneggiare un residuato
infame della guerra, di quelli
allora subduli presenti nel
territorio nostro. In questi fatti un
po' di gioia mi da quella figura
cara, ma in tanta tristezza. Ché
fu come perdere mio fratello una
volta ancora. E allora la falsa
neve turbinava sui miei pensieri e
su tutto si posava, rendendo,
chissà come, ogni cosa triste e
gelida. Questo ancor oggi lo
scenario di certi miei ricordi,
livido cielo, cose scure, tristi, che
il tempo passato affievolito
appena ha. E, sai, gelida la falsa
neve è, rimasta su altri fatti, tu li
conosci dolorosi, della vita mia.
Cose che né veri malvagi, né veri
ottusi, m'han provocato, ma
mediocri morali, sì. Mi chiedo, è
alibi questo linguaggio per
salvare con te proprio, il mio
decoro? Ma il male inermi lascia e
increduli dell'accaduto, e nel
renderlo, tinte e parole forti ci si
consente...Non esagero però
volutamente certe scorie
dell'anima mia? Solo
inconsapevole, nella
confabulazione, che talora pur
c'è, di certe cose assai lontane,
ma futili, non di peso, che
comincino a vanire, potrei... Così
solo dico, avevo un tempo idee,
talune brillanti credo, e rimaste
mi sono bandiere senza alfieri,
anzi vessilli di capitolazione
difronte all'ipocrisia e
disattenzione colpevole di certuni,
che ben altra risposta potevano e
forse dovevano. Pure, nonostante
tante esperienze amare, vorrei
tutti invitare all'incontro cordiale
con l'esistenza e umanità degli
altri. Ne può nascere del buono,
del valido, del degno. E poi gli
altri sono il luogo dell'incontro col
dio, con te. Lì è possibile vederti,
toccarti, amarti. Aspettarsi
questo, fa lo scopo nobile della
vita. Ma gli altri possono essere il
vero pericolo, non solo per
l'ingenuo, con superficiali
apparenze di bene, lì lì appaganti,
da parere un davvero ben stare
insieme. E tu così veder puoi
giovani il gregge degli stolti
seguire e perdersi. E cade la falsa
neve, cade! E poi cos'è per
l'anima il consenso, l'elogio, il
successo? Sì, proprio solo neve
effimera, ma che tutto vela,
confonde, accomuna nella
banalità. E il male proprio è così,
banale! E seppur c'è qualcosa di
dolce nella vita, ecco è passato, o
qualcuno l'ha imbrattato, o
previdente, l'ha celato. E' carezza
di madre, sorriso di sposa,sospiro
di donna innamorata. Ma, seppure
delle donne incontrate, per lo più vaghe
parole e fatue dire potrei, tutti i maschi
invito al loro incontro, spinoso talora,
generoso talaltra. Tra esse pur c'è
la donna vera e ci sei tu,
preziosa! Ma cade, pur cade e per
me, la falsa neve, e ho caldo, ma
gelo dentro... Ma cos'è or ora? E'
proprio diversa? Questa donna,
che accanto mi dorme, talora
assai stanca, fa dolce brusio con
le labbra sue. Nel mio addormentamento
parole sembrano sussurrate di lontano,
incomprensibili, ma dolci. E forse son
della madre mia... Lei per me cantava,
bambino:
...cade la neve ancor,
dormi tranquillo mio tesor...
Sì, è neve anche questa ma diversa,
sollievo da ai sogni in questa calura...

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