giovedì 5 gennaio 2012

Quelli che ti gustano...

Come le donne nostre mai complete
si sentono, se d’un uomo non si prendono 
cura, e noi invero ne siamo nel perenne 
bisogno, così tu non realizzi completo il sogno 
tuo se quei loro cuori desiderosi, non occupi,
ché quelli amando, tu così lo puoi. E come le api
mellifere, instancabili, vanno di fiore in fiore 
finché trovano da che prenderne prezioso polline, 
e come il bombo operoso, bramoso di nettare, 
si impegna allo stesso modo e fa dolce brusio 
nella scelta dei fiori visitati, sì che ne ricorda 
delle donne innamorate il chiacchiericcio,
che quelle talora, leziose, dolce fanno nei prologhi 
d’amore, ché così giunge alle orecchie degli amati,
che parole,  trasognando, invero poche ne intendono,
o come la bella innamorata fanciulla, 
che al poeta apparve nell’aulente campagna
infiorata, lì s’occupava a scegliere fior da fiore,
così, quali son vaghe le farfalle a primavera,
a posarsi or qui or là, finché a sostar sullo scelto
fiore stanno, fanno le donne qui,
nella primavera loro, a scegliere chi consono
più pare, a quel che amore dentro al cuore loro,
vagheggia. E tu, paziente, aspetti la loro scelta 
talora laboriosa,per indovarti nel cuore loro, 
ché le loro parole ai fortunati, dolci sussurrate 
nella tenerezza, le tue siano...
Ma come si vede falena, retta dirigersi alla luce 
di lampada dalla notte buia, così tu se vero cuore innamorato scopri, a quello, presta, vai a confortarne
solitudine d’amore mancato. E come bombo
nei filari, tra cui la mia donna a primavera 
s’affatica, ne impollina generose piante di pomodoro,
ché queste abbondanti frutti ne gettino, 
così in quei cuori altrimenti desolati, alma, 
germe fruttifero susciti amorosa...
Allora tu, che provvida, così già colmasti 
la mia solitudine, ora con questo dolce fiore 
di donna, che m’hai donato, solerte, 
completi in lei i due modi dell’amor tuo...  
Ma ella anche mi richiama la dolce memoria 
di te, già sognata, da giovane, in donna, 
quando solo vagheggiarti ho potuto...
Allora resta, fa che niente di più dolce, niente 
di più soave del figlio tuo, finalmente con te
trovato, ci indichi, ci significhi quest’amore. 
Sì, gioia nostra, rimani, rimani in noi,
sei stata proprio tu a insegnarci quest’amore, 
ineffabile, e ora sappiamo che, 
qui te gustant, esuriunt,
qui bibunt, adhunc sitiunt.
Sì, abbiamo fame, sete di te sola,
che mai si quietano... Sì, 
mane, domina, lumine filii tui illustra!
E’ già notte e senza stelle, ché malinconico, 
scialbo, velato sole nel mare nostro, è or ora calato...,
rimani, gelida s’annuncia questa notte, 
e l’un l’altro non bastiamo a scaldarci! 

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