lunedì 2 gennaio 2012

La lite di Messina

Credo che fatti di cronaca,
come la lite di Messina,
rimandino talvolta a cose lontane,
e al rimpianto di alcune,
come forse è comune all’età che ho.
Così ora ricordo le emozioni,
quasi estatiche e sempre nuove,
delle nascite, molte, dei bambini
alla clinica ostetrica...
Fu lì che un vero uomo
di medicina conobbi,
e me ne venne un insegnamento prezioso.
Era un bell’uomo imponente,
biondo, dai folti baffi,
triestino, chissà come a Napoli, dove era aiuto.
Doveva avere cinquant’anni o forse più,
viveva in clinica già da molto,
solo nella vita.
La sua dedizione alle donne
nel bisogno era completa.
Chi sa più come ero, tirocinante,
capitato tra tutte donne.
Perciò non mi era consentito
pernottare, come invece era richiesto,
ma in assenza di promiscuità, credo.
Quella sera d’inverno fatto, tardi era,
e io pensavo che per allontanarmi,
dovessi avvertire...
Sono stato ingenuo da sempre.
Rischiavo anche l’ultima funicolare.
A mia moglie, che mi attendeva
con i nostri bambini, avevo assicurato
il mio rientro. Pensavo che, se
il piccolo sereno dormiva,
la bambina, più grande, resisteva
nell’attesa. E poi mia moglie,
che sempre aveva creduto alle mie possibilità
e incoraggiato i miei studi,
sapevo inquieta in quella città difficile.
Dovetti chiedere proprio a lui
di consentirmi di andar via.
Non credo ponesse molta attenzione
alle mie ragioni, pur giuste.
Volle però che lo seguissi per un donna,
il cui travaglio era iniziato,
e mi chiese brusco, indicandomela: E lei?
Come non s’aspettasse risposta
andò subito via alla sua stanzetta
d’ospedale.
Penso che le poche astanti
sorridessero del mio imbarazzo e vergogna.
Ma un’infermiera, pietosa
di quello che in faccia leggeva,
mi suggerì di sgattaiolare,
non essere più tanto formale,
anche rassicurandomi sulla partoriente,
cui bastavano le ostetriche
e le mie colleghe…
il professore poi, certo,
mi aveva già dimenticato…
Ma io no.
Mai avrei scordato la sua dedizione,
il suo rigore, l’invito al sacrificio…
Il suo coraggio di vita
e di medico mi sforzai,
con poco successo forse,
di imitare sempre.
Ma solo anni da quell’esempio,
maturai la convinzione che, proprio noi,
come quelli che bene fanno a chi è nel bisogno,
e una donna può gemere aiuto,
se impegnati a contrastare,
non importa con quanto successo,
le tribolazioni del male,
siamo i veri beneficiati.
Sempre chi dona,
anche solo la sua disponibilità,
s’accresce, s’arricchisce,
sta in pace…
E’ questo il segreto d’amore
che il Cristo volle capissimo?
Ma mistero sì è, da meditare umili, umili.
E allora talvolta rivado
a quel mio professore,
forse non compreso appieno
nella sua fedeltà e dedizione.
Forse solo tollerato dalla gerarchia,
gelosa, di consociati
con ben altri criteri…
E oggi mi rattrista,
ne ho vergogna e rabbia,
l’episodio di Messina.
E per quella mamma mutilata,
per il suo piccolo dolce, prego.

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