Qui solo vaniloqui…
Sì, un sempre senza senso del dire,
e il fare come in ridda continua!
E pianto e sangue anche,
sempre alla mercè dei vili!
Ed è la cronaca ancora
di questi giorni tristi…
Tutti proprio sull’abisso del nulla!
Ma del figlio tuo
stat crux dum volvitur orbis…
Allora, madre cara,
tu stessa fattati sublime preghiera,
tutti raccogli su quest'abisso!
E allora, splendida, fa che questa terra,
questo cielo precari, polvere mi paiano
al vento dell’eternità che viene,
e che forse già s’affaccia
sul mareggiare di queste tenebre fitte!
E in questo sogno, che certo vanirà,
ma spero tanto che presto non sia,
io ti dico tremante: gioia mia,
bellezza, vita mia!
E tu mi rispondi:
io sono l’amore, l’unico tuo!
Oh amore mio bello e solo,
occhi e sorriso che vincono il mondo,
cala rapida come baleno
dal profondo insondabile del tempo
e dello spazio. Sì vieni in questo cielo
come aquila e rapisci me
e questa compagna,
immagine dolce di te,
questo amato piccolo fiore,
che senza me non vive.
Portaci tra gli arcani lembi sereni,
nell’azzurro della tua pace!
Sì, lo vedo,
ma secondo il proprio dell’umanità mia!
Fatti bambini novelli,
latte ne dai, tra le tue braccia accolti!
E così la tua vita!
Sì, vieni, ché ci strugge
la nostalgia di questa patria solo sperata,
e questo gelo e questa tristezza…
E forse già giù vero cali,
aquila divina, e per noi proprio,
ché sembra canti, e un canto dolce e nuovo,
questa foresta scura di vita,
e forse il deserto, l’arido dentro,
che essa foscheggia,
a quello, proprio fiorir vuole!
Sì, un sempre senza senso del dire,
e il fare come in ridda continua!
E pianto e sangue anche,
sempre alla mercè dei vili!
Ed è la cronaca ancora
di questi giorni tristi…
Tutti proprio sull’abisso del nulla!
Ma del figlio tuo
stat crux dum volvitur orbis…
Allora, madre cara,
tu stessa fattati sublime preghiera,
tutti raccogli su quest'abisso!
E allora, splendida, fa che questa terra,
questo cielo precari, polvere mi paiano
al vento dell’eternità che viene,
e che forse già s’affaccia
sul mareggiare di queste tenebre fitte!
E in questo sogno, che certo vanirà,
ma spero tanto che presto non sia,
io ti dico tremante: gioia mia,
bellezza, vita mia!
E tu mi rispondi:
io sono l’amore, l’unico tuo!
Oh amore mio bello e solo,
occhi e sorriso che vincono il mondo,
cala rapida come baleno
dal profondo insondabile del tempo
e dello spazio. Sì vieni in questo cielo
come aquila e rapisci me
e questa compagna,
immagine dolce di te,
questo amato piccolo fiore,
che senza me non vive.
Portaci tra gli arcani lembi sereni,
nell’azzurro della tua pace!
Sì, lo vedo,
ma secondo il proprio dell’umanità mia!
Fatti bambini novelli,
latte ne dai, tra le tue braccia accolti!
E così la tua vita!
Sì, vieni, ché ci strugge
la nostalgia di questa patria solo sperata,
e questo gelo e questa tristezza…
E forse già giù vero cali,
aquila divina, e per noi proprio,
ché sembra canti, e un canto dolce e nuovo,
questa foresta scura di vita,
e forse il deserto, l’arido dentro,
che essa foscheggia,
a quello, proprio fiorir vuole!
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