Più attenta a me oggi pari…
il capo sul mio petto hai posato,
e mi chiedi: amore che è?
Io, sollecito, ti rispondo:
è correre nel bene, per il tempo nostro!
Appagata ne pari, ché sorridi…
Ma io fin qui ho corso
e nel bene non sempre…
Ma non scema l’amore mio per te
e te ne rassicuro.
Sì, il vento in questa via della vita mia,
che a te m’ha condotto,
con sé spesso ha portato, e chissà dove,
le mie parole per te, e le più belle!
Ma altre ho smarrite lontane,
quelle che nella nostalgia ho scritto,
incauto, sulla sabbia
a esorcizzare una separazione,
a piangere un amore…
E durate non sono. Effimere!
Qualcuno le ha calpestate… e dalla battigia
la risacca è montata fin dov’erano
e nessuno leggere le ha potute
e il nulla le ha riprese, geloso…
E forse già per te erano…
e tu altre pure udite non hai.
Talvolta tale era il rumore, che poco e confuso
dalle mie labbra hai preso,
e turbata ne sei rimasta…
e io, afono, t’ho dovuto mimare
le parole più importanti e dolci,
e sorridere, goffo, t’ho fatto,
e ingenuo, eterno sognatore,
che mai è cresciuto uomo!
Ma, meraviglia, t’è bastato!
Ma ora già all’altra vita guardo…
E ti crucci se ti dico che quelli di là
alla sola comprensione del dio, saranno
neque nubent…
E rassicurarti devo che, se per mano
ci terremo, egli separarci non vorrà.
E la madre sua, felice, ci accoglierà.
E in quel grembo ancor più t’amerò
per il tempo che non ha tempo.
Sì, suoi siamo!
Che forse ella non si strugge se pena abbiamo
e non ne manda e tante, parole
dolci dal cuore suo, anche se or sì or no
fin qui ne giungono?
E noi che forse le nostre migliori
non le diciamo, fidenti?
Sì, è lei l’amore!
il capo sul mio petto hai posato,
e mi chiedi: amore che è?
Io, sollecito, ti rispondo:
è correre nel bene, per il tempo nostro!
Appagata ne pari, ché sorridi…
Ma io fin qui ho corso
e nel bene non sempre…
Ma non scema l’amore mio per te
e te ne rassicuro.
Sì, il vento in questa via della vita mia,
che a te m’ha condotto,
con sé spesso ha portato, e chissà dove,
le mie parole per te, e le più belle!
Ma altre ho smarrite lontane,
quelle che nella nostalgia ho scritto,
incauto, sulla sabbia
a esorcizzare una separazione,
a piangere un amore…
E durate non sono. Effimere!
Qualcuno le ha calpestate… e dalla battigia
la risacca è montata fin dov’erano
e nessuno leggere le ha potute
e il nulla le ha riprese, geloso…
E forse già per te erano…
e tu altre pure udite non hai.
Talvolta tale era il rumore, che poco e confuso
dalle mie labbra hai preso,
e turbata ne sei rimasta…
e io, afono, t’ho dovuto mimare
le parole più importanti e dolci,
e sorridere, goffo, t’ho fatto,
e ingenuo, eterno sognatore,
che mai è cresciuto uomo!
Ma, meraviglia, t’è bastato!
Ma ora già all’altra vita guardo…
E ti crucci se ti dico che quelli di là
alla sola comprensione del dio, saranno
neque nubent…
E rassicurarti devo che, se per mano
ci terremo, egli separarci non vorrà.
E la madre sua, felice, ci accoglierà.
E in quel grembo ancor più t’amerò
per il tempo che non ha tempo.
Sì, suoi siamo!
Che forse ella non si strugge se pena abbiamo
e non ne manda e tante, parole
dolci dal cuore suo, anche se or sì or no
fin qui ne giungono?
E noi che forse le nostre migliori
non le diciamo, fidenti?
Sì, è lei l’amore!
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