giovedì 29 dicembre 2011

La madre di Calcutta

La madre di Calcutta
il nulla spesso aveva in cuore gelido…
Saperlo, la sua anima vicina
e preziosa rende
e il niente dentro, conforta.
Così la sua santità credo
di più, eroicità della sua vita.
Sì, io che nella vita ho cercato,
sfiorando le cose belle tutte
e quelle serene d’apparenza
e i loro inviti dolci…
E ho chiamato presenza del dio
la mia aspettativa trepidante e fiduciosa,
di stare tra loro sempre…
Anche quando la speranza
m’è tornata rattrappita,
a celarsi in cuore gelato
da solitudine infinita!
Di più nella vita ho cercato...
e tra le cose tutte e le più misere anche,
e nei fratelli e in quelli nell’angoscia,
e ho chiamato dio,
la volontà di bene di cui giovarci tutti.
Ma questa, delusa sempre m’è tornata,
e contagiata dal male, che pur vincere voleva!
E la preghiera perfino
mi s’è inaridita dentro
e tutte le sue parole, vane!
Ma anche questa desolazione ho chiamato dio…
Sì, il mio poco del dio,
non è nelle cose, non nei fratelli,
non un dono prezioso, geloso nel cuore…
ma è solo l’aspettativa di bene,
mortificata, ma rinnovata,
nonostante il male, sempre.
Solo questo il mio bene,
solo questo l’amore, che finalmente ho.
Francesco sperò il dio
nelle cose, nei fratelli
e poi nella morte solo!
E’ così per me?
Così questa mia povera vita
s’imparadisa?
Ma avrò come lui,
sofferto abbastanza?


 

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