martedì 27 dicembre 2011

Favoleggiava mia madre



Favoleggiava mia madre: come aulenti piogge nubi grevi versano su arida terra e questa, feconda,
erbe e fiori getta, così se un'anima chiama forte o piano, o lacrima accenna, pronto scende l'Amore dai cieli e discreto e muto ridesta fresca la vita, ché cuori riscalda, sciogliendo geli, e menti rinfranca, nebbie e fumi dissipando. Ma Dio non ha mani se non le nostre, anche diceva ... Le ho creduto bambino, e disperatamente lo voglio ancora … E così prego. Tu, Madre santa, che sperperi il tuo amore a mani d'oro, tanta è la sensibilità del tuo cuore, fa che io gli rimanga fedele. Tu generosi invogli a rispondere con slancio soave, se gemiti fraterni implorano, desolati, nel bisogno. E io che farò? Non sia io come i più che quel poco o tanto che hanno all'uso di se stessi solo destinano. Rendimi buono, uno dei tuoi!Fa che, contagiato d'ebbrezza santa, nell'arida sterpaia del mio tempo
e sui torridi deserti del mio mondo, solerte tuo servo, faccia fiorire e fruttare visibilmente l'amore Tuo divino. Siano le mie le tue mani! Sì, raccontami Tu la favola bella di appena ieri, ché non lasci ad altri compito da invito sì pressante, né lo rimandi! Il tempo mio è saturo, per me non chiede che d'eternarsi. E già tremula luce nuova a me forse favilla e mi ride da sterminati orizzonti celesti. Sì, l'anima mia, qui straniera, proprio raggiungerti vuole!

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