martedì 27 dicembre 2011

Dedicata a Don Benzi



Piccolo giglio, trepida creatura, occhi fatti per i cieli, proprio tu baratti ai quadrivi, sotto livide luci, il tuo corpo ancora di bambina. E ti prostri ad un'umanità imbestiata, che disfiora senza lusinghe o prologhi d'amore. E ti ghermisce, sebbene acerba, e ti divora feroce, straziandoti con voluttà da spavento. E dopo tanto peregrinare, forse su gelide coltri il bel capo poni e le membra provate. E l'anima senti sfinita, offesa quanto il bel corpo violato … e ti prepari ad un sonno senza sogni, pausa dall'incubo di sozzure immonde ove costretta, bruci effimera giovinezza. Chi sei, ti so io? Sì, veduta t'ho altrove, un'icona ti somiglia. Qui, come i tuoi, dolci occhi di bambina. Ma le vesti ora eccessive, composte e caste, e le mani solo mostrate, atteggiate in preghiera. E' proprio la piccola madre, così come ingenuo artista la vide. E ora serena indulge sulle miserie che vede, con sorriso misterioso... Un cero, pochi fiori di campo per questa povera immagine non di tempio pomposo, ma d'un'edicola da strada, che pietà remota pose. E tu, madre mia bambina, che sei quella d'ogni pena, qui negletta da poco solerti custodi, forse davvero da lì scendi ogni sera, quando pur dormono occhi supplici d'altre madri, e sola te ne vai per paduli, vie di mondo fangoso, per proprio essere in chi, vinta, nuovo scempio permette di sé a rinnovata rabbia di lenoni e vogliosa, mai sazia, bramosia di cani.

1 commento:

  1. Questo scritto è del 25-02-2010. Ho ritrovato il verso iniziale mancante. Grazie dell'attenzione.

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