martedì 27 dicembre 2011

Sulla battigia, conchiglie …
Onde rabbiose stanotte 
ai fondali delle loro pasture
le hanno strappate.
Quasi tutte hanno valve aperte,
ché straziate le hanno
vocianti bruni uccelli,
spudorati ingordi.
Taccole credo,
o similari volatili
immondi.
Così bambini mai nati,
nelle orride gole del nulla
gettati sono da non meno
avidi faccendieri di morte,
a svuotare uteri solleciti.
E non c’è vita, né sole
in questo gelido mattino,
ché care presenze amiche 
fuggite sono altrove.
Sì, i gabbiani,
a me solerti in questa spiaggia deserta,
non mi confortano dei loro
voli e gridi …
E questo freddo mi è entrato dentro
e landa triste e desolata
la vita m’appare
e non c’è conforto,
né oso preghiera …
Dove fuggirò e cercherò di nascondermi,
a ignorar d’aver visto
piccoli informi bambini morti?
Progetti di vita e d’amore
rimasti abbozzati e per sempre,
ché fragili anime rapite alla vita …
E voi madri mancate,
tristi, costrette al peccato
da disperazione sempre, ma frivolezza talora,
chi vi perdonerà?
La volontà d’amore spezzata,
l’orrenda bestemmia pronunciata,
no alla vita, no al dio.
Ma forse la Madre lo potrà …
Il suo utero caldo d’amore
accoglierà il sogno divino interrotto,
lo farà rivivere …
Sì, i vostri grumi di vita
da infami gettati nel nulla,
raccoglierà sollecita piantandoli in sé 
e ve li restituirà
bambini perfetti in altra vita.
Ché quelli le vostre carezze
proprio vogliono e le vostre poppe
allora gonfie e generose, bramano.
Sì , per Lei l’amore, il vostro, rivivrà,
la gioia della maternità, che vi siete negata,
vi inseguirà e raggiungerà!
Destinate all’amore comunque!
 

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