martedì 27 dicembre 2011

Cuore che s'intorpidisce nel gelo,
bocca che si chiude delusa,
orecchie dolenti del niente,
più che da torrente di parole, offese.
Languido, smorto
come cencio sono rimasto,
ché lasciato m’ha la fiducia
che Tu l'ombra del male allontani.
E se è proprio vero che lo puoi,
come non hai udito,
o chi T'ha distratta dalle mie parole?
E se oltre sono andate
dove, chi le ha raccolte?
Forse nel nulla son svanite?
O le cose tutte le hanno rapite all'aria,
e se ne sono impregnate, come i vecchi banchi
di questo sacro luogo,
che cento e cento preghiere hanno udito?
E poi forse ridette Te le hanno,
amplificate della loro stessa pena?
Sì, forse davvero vasta come il mondo,
orante ad una voce,
fatta d'uomini, altri esseri, cose,
una comunità d'amore c’é!
E ora qui qualcuno un dolce, umile canto
ha intonato … e così piano
che parole non ne comprendo.
Un dire grazie, una lode, un'ave forse...
E so che a Te veicola i miei pensieri,
e le mie povere parole, che non pronuncio,
trascina...
E là qualcun altro prega accorato,
una madre, una fanciulla …
E anche per loro s'affida il mio per Te.
Sì, c'è come una musica,
che pare fluttui nell'aria
e s'arricchisce di mille note
come passa svuotando i cuori.
E ora pare all'occhio umido,
che s'allunghino le fiammelle dei ceri
fino a lambire,
danzanti scie luminose,
la Tua icona prima muta.
E gli occhi Tuoi parlano ora,
mi parlano finalmente!
E questo demonio, che lupo
mi ha ululato dentro stanotte,
s'è ammutolito d’improvviso.
La iena sogghignate,
in qualche latebra s'è nascosta,
e forse più non l’udrò …
Sì, davvero il male invincibile non è.

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