martedì 27 dicembre 2011

Ho invocato rugiada

Ho invocato rugiada come campo arso in torrida canicola, ho invocato perdono. Se qualcuno da lì mi ha risposto, non so … e taccio ora e delusi ho occhi e orecchie. Che sono? Un nome, un nome semplice come sillaba, che qualcuno ha scritto, ma sulla sabbia, e poi ha scordato … O se smarrito, poi l'ha pronunciato, nelle vie paurose del mondo, udito non l'ho o voluto. Avessi da nascondere peccato vero come i malvagi, e duro essermi stritolato nella penitenza come i santi! Ma mediocre, solo avevo voce da querulo e ho implorato, e disperato ne sono restato. E ora solo un deserto e tenebroso m'è diventata l'anima, senza parole, né vita... A chi dirò questa pena, questo gelo, a chi racconterò ancora di me? Forse solo a mia madre dire potrei del cammino tragico fin qui, senza soste o conforto, senza perdono... E, ascoltato, riavvertire la speranza dolce da teneri occhi. Ma più non l'ho! Vuoi esserlo Tu?

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