mercoledì 28 dicembre 2011

A Gino Strada

Non so se il poco di vita d’oggi
mi rubi i sogni,
o li avvilisca, 
ma certo quelli lontani scolora.
E insinua qualche rimpianto …
Ma può un goffo volatile
dell’ aquila l’ampio etere guadagnare?
Pure l’ho sognato!
E i miei tardivi studi di medicina
testimoniarlo evidente possono.
E mi vedevo a curar lebbrosi
nella terra della sua generosità,
emulo di un grande. 
Forse poi, più della prosaicità
del quotidiano, poté 
la stanchezza del mio cuore …
Ma questo cuore zoppo,
ad altri, ed ormai senili sogni,
mi porta …
E ben lo può se è proprio vero
che sei tu qui laetificat juventutem meam.
Sì, è ben strano che, provato cuore,
giovane si senta per altri eroi
e con loro si veda dietro a un grande medico …
Ma ho trepidato e pregato per loro …
La calunnia, temo,
sia del freddo animale,
l’arma con cui tutti possiamo
venir percossi.
Quegli audaci, in una terra
oltraggiata dalla violenza,
a riparare le indicibili offese
ai tuoi poveri, erano 
caparbiamente intenti …
Pure qualcuno, di tanta generosità
invidioso, li ha macchiati
di sospetto …
Ma tutto è passato …
sono liberi, innocenti.
E la loro orma, simili a loro eroi,
potranno ancora di te lasciare
per le vie, fangose di torti 
e lacrime, di questo strano mondo.



 

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