sabato 7 luglio 2012

Saper vincere

Saper vincere, non essere da ora più vinto, ecco della vita mia un scopo nobile, da perseguire con caparbietà perfino. Ma lo dico a me, ché sia proposito per tutti. Allora che, da che difenderci, che superare e dominare? Non certo la vita d’altri, ché prevaricazione sarebbe, vanità di potere, sensualità perfino e peccato sicuro. Ma la nostra propria, difendendoci dalle proposte sempre rinnovate del male psicologico, con le sue suadenti illusioni accecanti talvolta, fuorvianti sempre, ma anche fortificandoci nel corpo, ché sano, ospiti mente sana! Cingerlo dobbiamo come d’una rocca, prevenendo o allontanando le insidie del male fisico ché sempre ne pullula minaccioso il mondo tutto, oggi con minacce anche nuove, più ostili! Perché questo? C’è, dicono, ora e da sempre un che o chi odia d’una rabbia infernale tutto di noi, anima e corpo! Io non so vero chi o cosa sia, il dio lo sa, tu lo sai, signora del cielo! Il mito lo dipinge ingannatrice e vigliacca persona, cioè un’entità a sé, che esiste di per sé, indipendente da occasionali ospiti, e che sfrutta le pericolosità ambientali e sociali per metterci il male dentro, e che sempre lo tenterà finché il tempo non si fermi personalmente o per l’umanità tutta, accecata di autodistruzione! E’ un aspetto della nostra fede questa presenza, un po’ oscuro, credo. Io da sempre penso al più infelice dei fratelli, da sempre come perso, ma non tale per l’eternità tutta, spero! Sbaglio? Non è forse vero che altrimenti questo credere a una eterna malvagia persona aggiunga un che di più inquietante alle tante ombre e difficoltà della vita a chi crede? Perché, non è forse vero che sempre altro ancora sembrano volerci imporre così i tuoi saccenti, madre misericordiosa, che pretendono di gestire il tuo perdono dei nostri sempre ricorrenti ammanchi di bene, col mito minaccioso di un inferno perenne? Dicono, è sempre da lì che il nemico viene, insidia e là attende i reprobi, e ora qui si frappone, mina la speranza di gioia, e per essere più efficace nell’ingrato suo compito, si serve perfino del dispetto, dell’invidia, assai comuni tra noi, del rancore anche, dell’odio che semina nell’umanità da sempre recettiva, ché altri, e chi ne usa per l’altrui danno, ne subisca conseguenze nefaste. E noi, gli sprovveduti, saremmo a un tempo vittime e coadiutori dell’opera sua malefica. Io non so se tutto questo ho ben compreso, certo pensare a unica volontà di male, semplifica, ma aiuta a risolvere il problema dell’ostilità ovunque annidata? Non saper che per mito non ce ne rende più succubi? Esso ce ne dice complici tanto che dobbiamo ogni ora mendicare perdono delle azioni nostre incaute, e giusto chiamano tentazioni onnipresenti, le intenzioni non limpide, quelle non intese proprio al bene dell’altro, che capolino sempre fanno in chi imparato non ha che tutti, il nemico perfino, occorre amare nella sequela del figlio tuo! Ma fuori del linguaggio mitico, ecco vedi, madre cara, è qui, anche nel cibo attoscato, nell’aria dei tanti miasmi della modernità, una ulteriore minaccia per il corpo, poi nell’insicurezza di questo mondo d’oggi, senza giustizia e senza libertà da sempre, e ora anche senza prospettive di vita, l’insidia per la mente. E in più la cattiveria da sempre, ché a tutto questo v’è chi aggiunge dell’altro. E tu vedi giovani perdersi, attanagliati dalla noia dell’inoperosità, avviliti dall’insicurezza economica, che relega al dopo, che mai viene, le lor giuste richieste di spazio, aria pura, vita! Come vero difendersi anche dalle pretese del mito che la colpa di tutto fa risalire all’umanità primigenia, in cui un seme di male ha messo quella, da sempre buia, presenza, ed essa l’ha trasmesso, in ogni epoca, sotto ogni sole, per subirlo e promuoverlo a un tempo? Ieri forse bastava la vigilanza e la preghiera, la fiducia anche nei troppo spesso solo parolai delle cose tue, ora che, chi? Non certo il mito della minacciosa incombenza del castigo eterno può cambiare i cuori! Buona l’intenzione del mito, scarso il risultato sempre! Ma sei tu la panacea, dolce signora del cielo, quella che vista ha il veggente la testa schiacciare del male. So che pur questo è mito e io preferisco pensare e suggerire dalla mia pochezza, che sei l’unica vero capace d’amare il nemico pure, che a te solo quello s’arrenderà alla fine di questo tempo d’angoscia per l’umanità tutta e che lui tu vorrai daccapo angelo di luce quando di nuovo il bene, tu, e il figlio tuo, il dio, tornerai l’unica presenza in ogni esistente. Non pensava Origène alla provvisorietà e precarietà dell’inferno dopo la venuta vostra tra noi? E forse sarà così davvero, tutto è decrepito e sta per scadere! Ma allora, mi dico, se il destino di proprio tutti è il bene, tu sei questo destino! Allora entra, o bene palese, fa tintinnio, sussurra ai cuori sempre bambini, desiderosi di madre amorevole, dà loro una vera speranza di pace, di bene, d’amore, qui, ora! Sì, scemi la paura del male, di subirlo e commetterlo a ogni passo!Tu che sei il bene, che vuoi il bene in tutto e tutti, non potrai che essere amata! Solo un insano può ancora offenderti, rifiutandoti amore. Ma la sua è malattia, provvisorietà d’abbaglio. Tu vincerai ogni male, la stupidità anche!Tutti ne dobbiamo essere convinti e forse allora davvero incapaci diventeremo di aggiungerne altro! Ma ora nei compiti gravosi dell’oggi, quelli che sono d’aiuto a chi langue sotto il suo peso, sostieni in evidenza e di chi s’adopera, rafforza l’impegno, rendi anche i facitori di pace più ostinati nella lotta alla guerra, male immondo, ché tutti questi eroi del bene anticipano la tua vittoria! Ecco, se queste mani possono aiutarti, prendile! E se la mia mente, il mio cuore possono qualcosa, ecco sono tuoi!
Oh sì, leviamoci su, non temiamo più il male, ella, la dolce signora,la sola che può vincerlo, vero è tra noi, mettiamoci nelle mani sue, solo così sapremo di vincere!

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