Che valore aver deve questo mio cuore se vero, tu proprio, te ne dici innamorata? Un tesoro solo per te e inestimabile, eppur tanto povero se non vi versi del tuo, generosa! Sì, io o sono questo cuore o nulla sono. Non ho altro. E’ poco, è tanto che ho? Non so, è il solo dono possibile da me per te. E tu continui a stiparlo di preziosità, parole buone, gesti d’affetto, fiduciosa che ogni tuo dono esso conservi geloso. E non sbagli, vero prezioso è ciò che gli viene da te! Ma senza desideri preventivi, senza sogni anticipatori, non vi sarebbe spuntato nemmeno un barlume, un raggio di luce spia che da fuori, da te amore gli venisse, e completamente negletto forse sarebbe ancora, nel suo buio. Sì, esso ne è diventato recettivo perché lo ha sognato già, l’ha desiderato da una vita, anticipandone la dolcezza. Ne è stato sensibilizzato dalle tante negazioni. Queste, paradosso, l’hanno educato alla speranza e tu sei venuta a tendergli premurosa le mani, invito a rientrare nella tranquillità dolce di un piccolo bene a sua misura e desistere dal cercare oltre. Sì, un piccolo bastevole amore! E oltre, da allora, il nulla per lui! E alla tua voce non ha resistito, come l’attendesse da sempre e aperto t’ha e gli sei entrata dentro. C’è in queste poche parole una vita tutta. Ripensamenti, cadute, brutture ne fanno parte e l’incubo di inabissarsi nella morte. Ma con te mi son detto, avanti ricomincia la vita! E affrettato mi sono alle tue braccia, ché tu, come da sempre avessi nostalgia di me, le mani mi tendevi. Come è stato possibile se mi conoscevi appena? Anche tu anticipato, come questo piccolo cuore, avevi l’incontro, sognandolo? Mistero è d’amore! E tutto si spiegherebbe con un paradosso. C’è là dove brillano le stelle un eterno presente e lì forse solo appisolati siamo e sogniamo lo scorrer del tempo, e forse vero tutto è già accaduto e la vita di qui è solo ricordo, brutto, bello, ma sogno, e noi vero di là stiamo e solo il sonno con le vaghezze sue ci riporta in questa realtà che forse è proprio apparenza, già stata, ora mutata, una fata le ha fatto malia e ci ha portati là dove vive, ma noi talvolta l’incubo abbiamo della vita precedente... Oh vero fosse così! E io sono rimasto nel tuo sogno e tu nel mio. E sei nei miei ricordi, tu sei stata la piccola dirimpettaia di quell’estate breve e la bambina dolce della spiaggia, che ratto mi prese, eppoi certo la biondina dei tanti sospiri, eppoi, eppoi...Così io per te, nei tuoi sogni di bambina già ero, e nelle prime vaghezze dei tuoi approcci d’amore. Sì l’una verso l’altro attratti, senza saperlo, allo stesso destino, con tante tappe intermedie e intoppi e soste e respingimenti, delusioni, come pellegrini in tante illusioni! Troppe, forse! Poi finalmente riconosciuti, l’una dall’altro... E vero è quest’amore,piccolo, ma attuoso, che da frutto, non fatto di languori, cascanti svenevolezze da mistici, non solo però indugio ad allettamenti febbrili dei sensi, ma così intensamente vissuto in ogni aspetto e possibilità, da darci certezza del dio, anzi che simili ci rende al dio, alla bella delle stelle, desiderosi di palpitare l’eterna sua giovinezza. Ché, ci diciamo, se è proprio vero che questo ci accade, allora il bello, il bene il buono ci sono e qui ne siamo in apparenza privi, li percepiamo ora, quasi li tocchiamo ora, ché forse sono appena oltre questo brutto sogno. Ma svegliarcene non possiamo! Eppoi anche, quest’amore ci dice creditori del bene, del bello, del buono del dio. Sì, l’abbiamo meritato nella gioia condivisa e nel poco nostro, che anche per gli altri è stato, dal nostro mondo di due mai esclusi. Sì, l’abbiamo meritato amando e amandoci. E se ci chiamiamo pieni d’amore e in questo buio, vero gli occhi prepariamo alla luce del risveglio, come un utero di madre ci prepari alla vita novella nella luce. E intanto semplici, modesti, un velo lirico avvolge i cuori nostri amanti e di lei sospiriamo, ché ella è la poesia di quest’amore. E le anime nostre si disfano di gioia ai sussurri suoi che vengono dalle stelle in notti incantate. Ecco, restiamo sul poggio in questa notte serena e lento ruota il cielo e declinano le stelle. Lei è mite, lei è umile di cuore, ama, e se troppo la guardiamo con gli occhi del nostro, ecco, si rosa di pudore, casta, fatta di solo puro amore! E ruotano le stelle sue lente cadendo ad occaso e gli occhi si chiudono... E’ vero, è forse tutto già stato, ora finalmente questi occhi la vedono!
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