sabato 14 luglio 2012

E' fatta così

Perché troviamo sempre bello il nome
dell’amata, che suona dolce sia se noi o che altri lo pronunci? E poi perché la tenerezza esigenza sente di dieci e più altri inventarne? E dolce è il nome tuo e incessante lo ripeto e lo farò finché tu quello vero, col quale gli angeli tuoi belli ti chiamano, dirmi vorrai. Ché seppur tanti a questa tua icona ne ho detti in questi anni d’amore, nulla di simile adeguato per te troverei a significarti di che amore trabocchi questo vecchio cuore. E quando esso bizze fa di stanchezza, ché tanto ha palpitato amore, troppo spesso negletto, prego che lui non si spenga prima che le mie labbra, assetate di te, abbiano almeno una volta quel nome cercato e invocato, pronunciato. Troppo voglio? Poi forse l’anima mia a quella parola vorrà che il tempo per lei si fermi e così busserà al cuore tuo, ché le apra. Ma forse per essa meglio sarà che la compagna la raggiunga, ché più candida è. Sì, ché luce le dia da velarne le colpe. Ma, madre dolce, tu ben sai che amato ho qui come ho potuto, da sprovveduto. Sopratutto le tue donne ho tentato d’amare. E la madre donna è che per definizione ama per prima, e le ho, sempre spero, risposto amore ed è te che sicuro ho amato per lei, ricambiando il tuo. Poi timido bambino sono stato e la brunetta, che sai, temevo deridesse che balbettate mi venissero le tante parole che dirle avrei voluto. Ma con la biondina fu diverso, oh ne potessi ricordare il nome, vago divenuto come l’oro dei capelli suoi! Ella, ricordi, parlava tanto e io annuivo per lo più, e speravo così, invano sicuro, di nasconderle la timidezza. Delle altre mi taccio. Ma degli occhi neri in cui mi imbattei più che ragazzo, come tacere se ancor il cuore mi pungono? E tanti gli anni che ne sono lontano! Non mi era destinata. Ma mai ombra m’ha fatto al cuore questa piccola donna, io forse sì, ma spero piccola, al suo, e non è molto! Anzi ella, appassionata sempre, ha fin supplito, col suo generoso star gentile nella mia vita, ai miei manchi d’amore per te. Ché amar te non significa scovar belle parole e dirtele suadenti. Fanno questo gli ipocriti! Ma tu vuoi amore nella concretezza e non solo verso le donne, tutte tue icone, ma farlo con parole, gesti opportuni, a chi ne domanda e sempre, e non solo il facile ricambiar amore a chi da sempre ormai ne concretizza le parole, e per me questa donna appunto lo fa. E la gentilezza sua, di parole e gesti, ho almeno sempre trasmesso, ché gentilezza e gioia diffondono, specialmente la gentilezza è contagiosa, passa dall’uno all’altro, facilmente. Eppoi son tante le parole dal cuore di questa donna e sono qui per me da che era ragazza, ma a te e a tutti, so per certo, vogliono giungere. E io a te le ripeto. Quando, come? Se in qualcuno mi imbatto quando le sono lontano, dando appunto risposte partite dalla sua gentilezza rimastami nel cuore, ma più ancora se son solo nella mia passeggiata, a lei ripensando. Ecco, cerco di ricordare la prima parola che le ho detto al risveglio, la risposta che mi è venuta dal suo sorriso, il suo premuroso informarsi se notte tranquilla la mia sia stata, il mio rassicurarla. Tutto ha importanza, pure le sue solite raccomandazioni mi ficco nel cuore, per ripensare le parole sue e come me le abbia pronunciate. E poi l’abbraccio dell’arrivederci, come ogni volta proprio partir debba e star lontano non qualche ora soltanto, e la raccomandazione di chiamarla prima di lasciar i miei sentieri sulla collina di fronte, ché il cancello della nostra casetta vuole trovi aperto il nostro suv. Sì, sempre tutto uguale eppure nuovo al cuore mio, se a tutto questo ripenso, e so, così facendo, di trasmetterti il suo per te, ché su di me, “hodie et cotidie” dal suo cuore uscito, s’è soffermato. E’ fatta così!

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