giovedì 19 luglio 2012

Rossella libera

Se pioggia ora cadesse sui pochi fiori, che la calura ha risparmiato, monito certo sarebbe per il nostro comportamento, ché l’insegnamento del maestro ricorderebbe, cadendo quella sulla sterpaglia prevalente. Ché così è divisa questa umanità, pochi buoni, con mediocri, o cattivi addirittura, più numerosi. Il dio comanda imitazione! Ma cosa pensare quando la nostra Rossella, ora finalmente liberata, qualcuno ha voluto avvilire, allontanandola dalla missione sua d’amore verso i derelitti, che l’aiuto suo prezioso ricevevano, come pioggia piante assetate sotto calura? Che dire di un mondo dal quale sorge chi fa vendetta del bene ricevuto? Perché si risponde odio a chi benefica? E se questo vero fanno a chi li ama che faranno a chi, ingiusto sempre, aumenta la sofferenza della gente loro? E come? Togliendo anche il meno a chi brama poco per vivere in questo mondo che l’egoismo avvelena, se è abbagliato da miraggio di dominio sul povero o perfino di lucro da chi nulla ha. Sì, tanto può la sete di accaparramento dei già ricchi, gli odiosi veri di questo mondo! Perché vero è gente che esiste qui coscientemente cattiva con gli altri, disperata d’odio, vomitante veleno verso i più sfortunati anche o sopratutto! Ma non a questi occhiuti, ben celati avidi, si rivolge l’antico, superato, contrappasso che commisurata vorrebbe la vendetta all’offesa, ma paradosso su chi offre amore dalla sua debolezza di donna e indigenza! Sì, un paradossale comportamento si è riversato sulla nostra, che più orrido è difficile pensare. Ma non furono, madre cara, già gli ebrei ingiusti col figlio tuo, che venne con parola di misericordia e perdono da amore attuoso dettata, non vollero essi appenderlo all’albero infame dell’odio sul colle dell’abiezione? Una storia che ha innumerevoli tentativi di imitazione, ingiusti contro il giusto. E nessuno è più giusto per il dio, di chi attua l’amore! Ma noi da lui abbiamo un comandamento nuovo, amare perfino chi vuol farsi nemico. Questo allarga il concetto di prossimo, ché unisce al dio lo stesso nemico in un‘unica risposta d’amore. Da allora l’amore non solo è niente senza perdono, ma scade nell’erotismo, in una frenesia gabellata per misticismo, un fantasioso isterismo, che si ferma all’esteriorità del gesto, ama la modalità, l’espressione del gesto, ma nulla ha di profondo, non viene dal cuore e non attinge al tuo, non è che un’altra espressione della dilagante follia umana! L’amore vero, che muove da te, sempre scusa, cerca di capire le condizioni aberranti che inviliscono la dignità umana fino a farle rispondere odio al bene offerto, perdona indulgente oltre ogni misura, è eroico, è sovrumano, ché tu lo sostieni! Allora non v’è posto per risentimenti odiosi, che sgretolerebbero l’amore. E’ sempre il perdono che dovrà prevalere, schietto e radicale, richiedente non parole fredde, che nulla mutano, ma nuovi fatti di bene in un impeto animoso, che sorprenda e smarrisca chi s’è macchiato di grave e lacerante ingiuria, avendo risposto col male al bene offerto. Un impeto generoso, che lo inviti a pensare a quanto più degno dell’uomo sia la risposta che venga dal cuore sempre, che sa rispondere col bene al male perfino. C’è una nuova regola di vita, dal figlio tuo dettata: “vince malum in bono”. Insomma io m’aspetto che la generosa Rossella pur provata, ritorni a breve tra i poveri del dio. La vedo tua perfetta icona, rivestita di trepida dolcezza da scoraggiare perfino la rabbia ferina che l’ha appena colpita e certo fatta soffrire per lunghi mesi in prigionia. Sì, la vedo perdonare fin a poter riamare per te, per il tuo nome, o bella degli angeli, e attingere ancora dal tuo adorabile cuore. Io la vedo così, ché so per certo che vero amore è il suo!

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