Dolce è ascoltarti, dolce lo stare con te e in te
solo, dal profondo del mio cuore affannato,
riposa e si placa l’anima mia provata, e
pendo dalle tue parole come Maria, ebbra
d’amore, ai piedi del figlio tuo. Sì, star con te,
vedere te, sentir te è la gioia e la vita vera
per me e altro non ho di sì bello e dolce! Ma
quanto ho penato a trovarti prima che
palpitar potessi nella felicità di averti!
Ma come ho fatto? Ho trovato qui una tua icona,
un fiore d’amore, un agapanthus al cuore
mio! Bella sei in lei, proprio come il mio cuor
ti sognava, una corrispondenza perfetta tra il
buono che dentro celi e l’esteriorità delle
fattezze, ma solo gli angeli chiamarti possono
con un nome che entrambi li significhino. Io
contentarmi debbo del nome di questa donna,
tuo piccolo fiore, e dei cento che la tenerezza
m’inventa per lei e allora così per te. Ché è lei
che permette che ti veda e ti tocchi perfino!
Spesso donne di qui privilegiate, dalle belle
chiome e visi e armonioso corpo, presto
intristiscono neglette da vero amore, ché le
lusinghe tante rovinano il poco o il molto che
dentro hanno, e confondono, sicché altro
degno cuore, che parli sincero, trascurano,
per chi incendio effimero avvampi della
sterpaglia che ha nel suo! Ma donna v’è che
dir possa a uno solo cuore, ecco bella sono
per te solo, che m’ami, le tue parole d’amore,
che dirmi sai mi son preziose e d’altre
lusinghe non ho cura! Ecco l’icona! E questa
tua risposto ha amore al mio assetato cuore,
ché “aio tibi” ha pronunciato per lui solo! Ed è
vero bella questa donna mia, ché quello che
manifesta fuori, è da cuore innamorato che le
viene. E gli occhi miei mai son sazi di lei. E
poco importa che gli anni aggiungano rughe
al suo bel viso e bianchi i capelli vogliono
farsi. Cantano sempre amore gli occhi suoi e
la voce, che vuol velarsi, sempre melliflua m’è
al cuore. Sì, passano gli anni e vero ella
sempre più simile ti diventa e certo là dove
vivi, meritevole fattasi della tua giovinezza,
occhi d’amore ancora avrà per me, ma esser
io vorrei ad attenderla! Sì, già ora tuoi stessi
occhi ha e il suo, il tuo sorriso. Ma è l’amor
mio che anticipa e così già me la fa vedere!
Quando, dove? In attimi di sogno ad occhi
aperti nella solitudine che tutto in me mi
raccoglie. E non v’è artista, che veda come io
or ora vedo e che senta dentro al cuore
magnificar la visione, da poter render con sua
arte questa umana bellezza che s’esalta e
trascolora nella tua! E se davvero pennello
avessi con una tela or tra le mani, l’anelante
anima mia che coglie l’indicibile di te dal
ricordo di lei, fremente non lo seconderebbe,
ché, tremula di passione, sulla tela la mano
non ritrarrebbe forse più di uno schizzo
ingiusto, sebbene in tonalità d’azzurro, ché è
guardando questo cielo, verso cui questo colle
si staglia, che si stempera la visione mia. E’
forse visione d’un attimo solo, che permesso
m’hai, ché così veda il destino del mio piccolo
fiore azzurro, lì tra gli angeli tuoi. E se cuore umano
più possa non so, ma il mio ha un che di
orgogliosa sicurezza, che vero sia tu quella
che ho visto, lei ricordando, or ora nella mia
solitaria passeggiata. Ma ecco mi si vela di
tristezza il cuore e tremano di pena le parole
mie per te. Penso ai giorni d’amarezza fonda
e scuri d’umana solitudine che ci attendono se
ci separi. Possibile, mi chiedo, che spezzar
questo amore si debba anche per piccola ora?
Ecco perché ogni notte nell’addormentamento
la mano mia la cerca e al risveglio subito fa di
simile. No, non permettere che io più non me
la trovi accanto, ché, lei perdendo, è te che
perso avrei, prendici insieme!
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