giovedì 12 luglio 2012

Luce dalle stelle

Com’è che al mattino, sciolti dall’abbraccio di Morfeo, subito gli occhi cercano la luce? Ma le mani mie anche che lei accanto mi sia accertasi vogliono e quasi mai la trovano, presto chiamata ai tanti compiti suoi. Ma torno alla luce! Sì, v’è qualcosa d’arcano nelle creature tutte che le fa cercare la luce. Sì, nati tutti per la luce! Geme in noi la nostalgia per i regni della luce, vi siamo destinati. E già balena fuori il giorno, inonda e scalda le cose tutte con le sue scintille d’amore un sole giocondo e robusto in questi giorni di calura, e chiamo la compagna, immersa nel verde del giardino suo, ché voglio farle tenerezza. E quella viene, borbotta un po’, ma poi a mille carezze s’abbandona palpitando amore. Ma quando alla sera miriadi di stelle scrivono nel cielo le tue parole, madre cara, gli occhi in su volgo speranzoso d’un cenno tuo speciale, sì uno per me solo. E l’iride degli occhi miei s’allarga e cerca e cerca. E la bella di notte del poggio, aperto ha questa sera dei fiori suoi la corolla e quelli di dolce effluvio inondano il giardino tutto. Sono pur’essi innamorati delle tue stelle? Forse ho vero rivali d’amore, e altri occhi palpitano coi cuori per gli splendori celesti, non deluderli! Ché dolce è fantasticare che se i miei inadatti sono, ché piccolo uomo sono tediato ancora d’egoismo, altri cuori più puri riconsolar possono l’anima a la luce di quelle. E quando, giovane, m’accadeva in notti come queste di cercar, dopo sonno breve, la frescura sul terrazzo, stavo così ore e speravo che pietosa scender volessi e carezzarmi con le tue mani di luce. Oh sì possa io vederti, conoscerti meglio già qui e delle tenerezze del cuore tuo innamorarmi più e più! Sì qui tutte le cose t’agognano e spasimano vederti come me nella tua luce, e io la veste mia mortale vorrei luminosa ad accoglierti. Sì, come quando sognai vederti uscir dalle onde d’una notte incantata con salmodia d’un coro di donne tue, la madre mia in quel consesso, e tu l’essere mio tutto di luce vestisti, tenue ed evanescente come gli abiti che vi rivestivano... E questa sera la donna mia viene e fa delle mani sue sul viso mio dolce carezza e sussurra qualcosa e non so che, forse son le parole arcane che tu le fai sorger nel cuore e lei volutamente le bisbiglia, ché le senta senza intenderle, ma ha importanza capirle se le so d’amore? Ma con lei anche so che sulla vanità del tempo batte l’ala sua la morte, che vorrà separarci! E un po’ consola che tu prometta luce poi a inebriarci e amore d’ardore bruciante per noi. Sì, qui poveri siamo, straniati dalla tua verità e intimiditi dalla boscaglia nera tutt’intorno, che sempre sta fuori, il giorno pure, mai saputa dai più, con molte creature impigliate e forse già imbestiate tanto da aver paura della stessa luce! Non sia mai così di noi! Sì qui ora, per noi abbracciati, barlumi ci sono, sono tuoi, consolatori dalle tue stelle, che gli occhi umidi or fan danzare in questo prologo, ché la generosità di questa donna m’offre amore dal cuore suo, or ora sotto l’incanto di questo cielo! 

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