mercoledì 29 ottobre 2014

Analogie



Quando a questi monti sali, che al nostro golfo, fatto di tante meraviglie, fan corona, e sosti, come sentiero permette, per adattare la lena all'altezza, guardar puoi e goder di quelle che sciorinate ti vengono da basso. E ti dici, Se più in alto andrò altro ancora mi s'offrirà e sicuro sarà più bello! Sei nel vero, s'allarga l'orizzonte fino alle isole che le onde cullano da sempre, e se la sera ti sorprenderà e deciderai lì di restare tutta o parte della notte, le luci delle due cittadine dal basso non guasteranno la vista di miriadi di stelle che ansiose di salutarti di lassù per te occhieggeranno. Sei ancora nella meraviglia! Di simile t'accade quando vago sei di cedere alla bellezza di quella che forse scelto già t'ha a tua insaputa, perché vuoi non fermarti all'esteriorità che ti si mostra distante un appena o lontana, ma goder più ancora del bene che ti si offre, toccarlo, farlo tuo e sarà non amicizia, ma amore! Io mi riferisco al tempo mio lontano quando le ragazze erano così use, prima studiare di lontano chi le pretendesse, e tu ti tormentavi su quando e come l'occasione ti si sarebbe presentata per timido approccio. E io tanto insicuro ero del mio potere persuasivo, che nemmeno pareva bastarmi che la ragazzina dell'epoca per me evidente smaniasse e un dir suo un po' affettato sfoggiasse con le amiche perché con più sicurezza la notassi, eppure poi la persi! Ma più completo dico se parlo dell'amore per questa mia piccola donna, che certo m'attrasse per la sua timida bellezza, come di lumachina che timorosa la testolina sua tiri fuori dal guscio, e io, che le ho chiesto il suo sì, da allora ne godo come di bene prezioso e raro. Presto però, per far più completo il mio sentire, alla sua bellezza del cuore mi rivolsi e fu la completezza d'amore, unica cosa della vita mia travagliata che un po' di gioia duratura m'abbia dato. E so che la mia è esperienza di molti. So anche che antichi filosofi hanno teorizzato questo apprezzare bellezze tanto diverse nella stessa persona, come di due momenti successivi a lungo coesistenti per la felicità reciproca tra amanti. E mi chiedo, Succede di simile col dio? Certo egli è bellezza e gioia, per questo immaginiamo bella la madre sua e così l'ha descritta felice, chi l'ha vista. Ma egli è anche dolore! Sì, e la gioia e il dolore nostri sono suoi, tutti suoi! Accade di simile nell'amore umano, si mette il proprio destino nelle mani dell'altro fiduciosi, affinché l'umanità dell'uno si arricchisca, sì della presenza, della prossimità di quella dell'altro, e questo vivere accanto è sì gioia, ma condividere tutto dell'altro genera anche apprensione e, se minaccia compare, sofferenza. Di simile il dio con chi è nel disagio o in angustie per precarietà, miseria, abbandono o malattia. Ma c'è più ancora, egli si identifica per amore col sofferente. Di simile nell'amore umano quando vera fusione di anime ci sia, quello accanto non è più l'altro che pur si ama, ma se stesso più in là! Ecco che si diventa quando si è vero tu per un io, indistinguibili nella gioia e nel dolore! E se dio ama tanto da identificarsi con me, so amarlo a tal punto nella presenza sua in chi è ultimo? Abbraccio vero un uomo concreto nel suo dolore o me ne mantengo distante e pretendo di abbracciare il dio, sì in verità l'immagine falsa che ne ho? Eppure non è che lì, appena accanto, e non so vederlo! Ben ha detto sant'Agostino, Timeo deum transeuntem!

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