martedì 28 ottobre 2014

La natura d'uomini



Quando all'approssimarsi dell'inverno vedi su filo rondini radunarsi a far bella mostra di lor corpicini stretti l'un l'altro, tu dici che seguono lor istinto e presto partiranno, una tutte seguendo, di simile vedi fare branco alla pastura un lor capo seguire lungo chinali erbosi, pecore o capre, mentre il pastore, forse sotto frondoso faggio, impigrisce. Così qui fanno uomini che lor istinti seguono e perseguono e tra lor li vedi far branco e star dietro a un loro eletto ad horas, perciò come dietro a banderuola. Perché qui tutto avviene nella banalità e spesso nella volgarità frettolosa di star dietro a interessi e appetiti senza morale alcuna e come bestie comportarsi i libidinosi del successo e della potenza. Eppure il dio ha parlato per l'araldo suo e invitato ha all'etica del perdono, amare i nemici e pregare per i persecutori! E tutti avremmo qualcosa da farci perdonare dall'altro e questi da noi! Se tutti seguissero questa sua volontà, né politica, né giustizia, né economia sarebbero necessarie in una società di virtuosi, qui a far anticipo di cielo. Invece la possibilità, anche remota, del perdono imbarazza i tanti duri di cuore e l'amore comandato per l'altro, chiunque altro, scandalizza i pragmatici arrivisti, che tutti e tutto calpestano anche lontano dalla meta sognata. Sono appelli a orecchie sorde che giungono come echi di un mondo pensato estraneo e mitico, comunque troppo lontano per lasciarsene distrarre. Qui tutto ha un costo, anche il fiatare, consumare l'appena per dover star scomodi tra altri, che tollerano chi è accanto, ma con fastidio, e tutto chiedono, nella venalità del contraccambio sbilanciato, all'insicuro e debole, sì, molto pagare e cedere per assai poco, in una società che vive per gli appetiti suoi tra rancori, violenze, misfatti. Qui la giustizia è di necessità punitiva, ma è giusta? E la politica è sì arte del compromesso, ma è compito assolto con serietà e disinteresse? Non è piuttosto impiccio tra furbi che si spartiscono, sobbarcandosene in apparenza l'onere del gestire, la fortuna che viene da cittadini fiduciosi, tra cui tanti pigri creduloni e sciocchi, quando non vili lor servitori, quelli che li eleggono, reputandoli, in buona o cattiva fede, onesti, a cotanto uffizio? E l'economia, che vive di vile denaro e lo genera o lo brucia in improvvisi guizzi che fanno comportare ad apparente capriccio gli speculatori nel cosiddetto mercato, fa la speranza di un mondo più ricco di novelle possibilità di lavoro e di faticato benessere per tutti? Ecco noi, tutti fatti deboli e insicuri, viviamo nel prosaico oggi, sollecitati da ogni dove a comportamenti liberatori, ma impulsivi e rischiosi che faranno colpa da cui alcuni verranno scusati, altri subiranno dura reprimenda, ecco la giustizia giusta! E così affrontiamo ogni giorno la fatica del vivere qui con lavoro quando mai più incerto con diritti negati, ecco le decisioni dei nostri politici in un mondo globale, che l'economia ha reso più precario! Niente proprio questa umana giustizia nei negozi suoi ha con la divina, che sì condanna, e proprio tutti, ma al pentimento per il perdono e l'amore, quello che l'uomo ricambierà divenutone capace a lui, che mai ha cessato d'amarlo, nemmeno quando gli si è fatto nemico, peccando. E la politica dei tanti brogli nel suo luogo sarà scialbo ricordo ché scambio lì c'è tra gente, ma con soli intenti d'amore. E l'economia pure sarà tutta di vestigia di un mondo trascorso, e allora uno scoprire d'aver qui dato l'appena, ma disinteressato, per vedersene contraccambiare lì una misura pigiata e scossa come quelle che s'usano per granaglie o macinato. E intanto qui siamo nell'attesa che venga la città del dio in cui tutto questo verrà concesso e viviamo tormentandoci a vicenda con problemi continui che nascono dal difficile rapporto con gli altri, gli appena accanto o più lontani. E vi stiamo con ricerca affannosa di soluzioni che accettate siano dai più e intanto rancori, odi, offese, violenze, guerre e morti premature da quelle. Questa è la nostra natura d'uomini nell'attesa che tutti come angeli torniamo a vivere, eletti nel mondo in cui il dio e la madre sua sorridono, ché lì d'amore si vive!

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