sabato 4 ottobre 2014

L’amor tuo mi salverà





Se tu, amica mia dolce, come altre donne usano fare, vieni presto al mattino in questo bosco della collina che tutta al mare si protende con la parte antica della cittadina nostra, guardando ad orto può capitarti, di questa stagione, di assistere al ritorno del sole, che s’appresti a percorrere l’arco suo, piccolo divenuto, tutte indorando le sonnacchiose nuvole all’orizzonte, appena sbucato da dietro le basse propaggini dei nostri monti. E sapresti, respirando l’aria ancora pungente, dalla amenità del posto con prematuri canti di uccelletti, che un giorno fausto s’annuncia, che è tuo, ma che certo condivider vorrai con colui che, come perno dei pensieri tuoi celati, il tuo cuore dice d’avere. Sono io proprio?Tu l’hai appena detto! Come? So che di simile speranza di bene giovane cuore s’inonda anche se inattesa gradita nuova giunge da amore lontano, e sei tu che hai cuore giovane rimasto e io appena parlato t’ho coi mezzi della modernità, e son qui lontano ancora ad illudermi d’amore per te e a sospirarlo d’ansia di rivederti. Ma se qui giungi e non trovi che t’aspetti, magnificato e anticipato nelle parole mie, ma alte nuvole grigie a far schermo al sole nascente, ne resteresti delusa e ti si velerebbe un po’ il cuore di tristezza, come quelle fanno al cielo. A me di simile accade se di buon mattino, com’oggi è stato, timido approccio con te tento e pregato vengo di desistere, ché la notte tutta trascorsa hai insonne. E mi si stringe il cuore non certo per l’occasionale rifiuto, che pur vorrei non ripetessi più, ma perché la tua angustia mi taci e io non so leggerti dentro, il cuore. So che crucci la dabbenaggine mia sempre ti provoca e sicure ansie la precarietà mia, vissuta in quest’ultima età. Ma il fatto contingente di cui t’accori mi sfugge! E ripenso al tempo lontano in cui ero io a nasconderti le angustie che mi tormentavano, com’oggi a tanti accade di soffrire, perché come a me allora, per lo più da incertezza e precarietà del lavoro nascono, affinché tu te ne stessi tranquilla e sicura, a badare ai piccoli nostri. Ma ancor prima molto ti tacevo, fin dai nostri convenuti primi incontri, come temessi di significarti amore perché inadeguato alle esigenze tue mi giudicassi, come era accaduto con donne precedenti pur innamorate, prima o poi d’esserlo tutte vero confesse in nostra breve storia insieme. O quanto deluso ne ero restato! Ma a te presto m’arresi, nuovo l’incanto, cattivante il tuo ingenuo invito, ma perché non confidente, celando quasi tutto nel cuore, restato timoroso d’abbandono. E forse omisi le mie parole più belle che il cuore per te dettava e il tuo desideroso d’ascoltarle immagino. Ma che l’amore in te durasse, accadde, nonostante il mio comportamento di involontaria dissuasione, ché invece proprio che non sfuggissi desideravo in cuore, e a dispetto di gente impicciona e pettegola che altro epilogo, chissà perché, voleva. Ecco io non persi il tuo amore e tu primeggi tra le poche donne buone della mia vita. O quanto vorrei che per questo tuo ostinato amore, vittorioso perfino sulla mia stupidità, quella del cielo accogliesse, quando sarà che ella chiami, le nostre novelle forme là dove vive il suo cuore! Io so di non meritare di andarci con te, troppo hai sofferto da me, anche fatti recenti lo dicono, ma tu donna innamorata sei stata e, io credo, ancora sei sebbene cauta forse ora, a lungo delusa, nella speranza che io proprio la dedizione tua tanta, contraccambi allo stesso modo. E’ proprio tardi, se sincero ho amore da sempre, ché di simile possa fare? Ma la tutta bella commuovere deve l’ingenuità tua conservata per questo mio cuore, sì innamorato, ma ancora duro all’apparenza, però rapito dal mistero tuo che ella solo sa capire, e vorrà perdonarmi e prendermi con te, ché continuino i nostri sospiri e la mia gioia d’averti vicina, in casto amore. Così l’amor tuo, come fin qui ha fatto, mi salverà! Sì altra ricchezza non ho, se non te e con essa pagherei, se servisse, a usura il bene che ci attende nella felicità dei buoni, anche se, tanta la mia insufficienza, spenderla tutta dovessi e così solo vederti di lontano, tu stella divenuta. Mi basterebbe, continuerei a sognarti!













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