lunedì 13 ottobre 2014

Eutanasia, la bella morte





Ecco, la vita che già è tanto travagliata per tutti, tragica talvolta diventa per chi più lacrime non ha per persona cara di cui, smarrito e impotente, assiste ai gemiti, ché tregua non dà il dolore estremo. È il suo abbandonato! Da che? Dalla vita, nell'evidenza! Da chi? Dal dio, nell'apparenza! Ma più, e nella concretezza, per gesti solidali negati da altri uomini, indifferenti a ciò che di radicale, estremo e brutto gli accade. E di fatto lo sono anche quelli che si ostinano a non capire che la vita è giusto sia lasciata anticipatamente, quando morte s'annunci dolorosa e tormentosa, a dispetto dei farmaci e di altri mezzi moderni. Negano perciò per presunta sensibilità morale o religiosa il diritto alla “bella morte”. Ché accade che nulla possa la pietà da sola, che pure albeggia nella tenerezza di chi non fugge, perché ama disperatamente lo sfortunato. Vincerà il male, che correre incontro sa inesorabile seguendo la caparbietà sua. Occorrerà qualcun altro che sciolga dolore e vita! Sta accadendo in America a giovane donna pur amata dal compagno, ella non guarirà né migliorerà, angoscioso il male suo, impotente l'amore dell'altro. Ha già scelto tempo e luogo per la sua fuga alle stelle e forse potrà essere assistita, ma intanto perfino la si insulta da insensibili saccenti di cose del cielo, ché determinata è a infrangere il comandamento, non uccidere. E mi chiedo, Non è forse vero che lo si evade di continuo? E non si permette forse la “brutta morte” di uomini in molti paesi con le condanne capitali, nelle guerre onnipresenti, sempre fratricide, nelle intolleranze e persecuzioni razziali, nelle pulizie etniche con i campi di sterminio e in tante altre occasioni, modi e motivazioni? E non lo si fa addirittura talvolta nel nome dell'unico dio? E non si adducono a giustificare tale folle incoerenza perfino i testi sacri, letti volutamente male dagli ipocriti, ché il male può essere tollerato, mai comandato dal dio. E poi oggi non fa tanta tristezza ai buoni, benpensanti o religiosi, chi per sua mano, con condotta sconsiderata, logora la sua vita e si prepara a morte prematura, comportamento da vero suicida differito? Così molti uccidono se stessi irresponsabilmente o anche poco consapevoli del danno che si accumula, altri consapevolmente il prossimo, qui o là, dappertutto . Alcuni lo fanno per irresponsabilità anche criminale, altri per trascuratezza e indifferenza di fronte ai bisogni dell'altro o per inerzia del pensare solo a se stessi in egoismo sfrenato, vedono e non provvedono, sanno e non protestano e non prestano la loro voce a chi più non ne ha, già troppo avendo gridato. Tutti non meno spietati di quelli che uccidono in guerra, che, anche se la si dice santa, ha sempre motivazioni oscure o inconfessabili, mai riferibili alla volontà del dio. Mentre si ammetterà al fine che è sempre rispettabile la decisione di chi, medico, nella coerenza con la propria coscienza in condizioni specialissime, si pone a servizio della “bella morte”. Agisce nella pietà, credendo alla solidarietà sempre dovuta e così si fa, ché vuole esserlo de facto, vero prossimo a chi lo guarda riconoscente. Egli ha risposto alla sua disperazione senza parole, ha agito piuttosto che spendersi nella loro inutilità e ne ha permesso la liberazione dal male senza speranza di tregua.





E io mi sono chi non guarda dall'altra parte, non finge di non sentire, anche se non sa se capace di domanda e risposta adeguate, fin qui risparmiato dalla necessità di chiedere tanto per sé o doverlo offrire all'altro.

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