venerdì 3 luglio 2015

L’amore postumo




Voglio qui parlare di un modo insolito d'amare, che chiamerò amore postumo se la bella degli affanni e dei sospiri s’è allontanata nel tempo e nello spazio e l’antico amante la tiene ancora preziosa nei suoi ricordi. Così voglio che molti ritrovino in se stessi di simile come sorprendente preziosità e, sentendosi nell'amore che dal cristo viene, coscientemente lo imitino nel sentimento loro, forse prima confuso o addirittura negato. D'altra parte troppe le cose, che a breve forse, gli chiederemo noi tutti di perdonarci che ben facciamo a chiarircene qualcuna, come un sentire insolito appunto. Nessuno è lettore di anime, si legge e un po’ bene, solo in se stessi e già meno in chi pur si conosce da anni e ci vive accanto, perfino amandoci nonostante tutto. E allora occorre chiedersi subito, Non è di per sé esaustivo quest'amore di donna oggi presente da dovervi aggiungere altro sentimento che sia apparentemente appagante e per persona diversa, anche se ormai vaga e lontana? E forse così si può rispondere a se stessi, Aggiunge forse e ne modifica il livello anche una fiumana che dopo abbondante pioggia riversi acqua più ancora in mare? Così proprio non è, e noi poco possiamo aggiungere al cuore, mare di dentro, calmo a volte o tormentoso spesso. Allora comunque diciamo anche per la donna d’adesso che ci ama, perché rafforzi l'amore suo per il dio, che il nostro reciproco consente, e per la madre sua che davvero è fiumana d'amore per quelli che s’amano, e le chiediamo anche che quello che per noi dice d’avere, accresca, dopo averle chiarito cosa e perché sentiamo per altra donna. Ciascuno dovrebbe poter dire di sé, Io per me sono uno che il dio sempre cerca nel cristo suo, perciò in me stesso e tutti in cui presente è, quindi anche in chi mi è oggi vicina o in chi v’è stata, ora forse ad altro amore fedele. Così qui anche io farò, perché meglio se considerando il tempo presente, incerto e nebbioso, io riesco in questo desiderio se il passato rivedo e rileggo alla luce della fede. Molti di noi avuto hanno anche un altro vero amore lontano, la donna dell’amore ora postumo. Il nostro attuale, così generoso, paziente e limpido, non crediamo d'offendere con simili a queste, riflessioni su ciò che il cuore potrebbe fare o già fa, perché in un piccolo suo posto abiti il ricordo di una piccola come lei, ma creduta sfortunata, uccellino che verso altri lidi preferì volare. Era di tante stelle la notte in cui al cuore stringevo la piccola ragazza di quell'estate... Ma vero è accaduto, mi chiedo, o solo a un sogno attingo, tale rimasto il desiderio d'averla vicina, come sono certo svaniti tanti altri su lei, smarrita anche nelle fantasiose colorazioni di un cuore allora assai giovane e ingenuo o forse troppo innamorato? Tutti, penso si chiedano di simile quando lasciano correre i pensieri che certi fatti rivisitano. E allora mi chiedo, Perché c’è qualcuno tra noi che continua pur ora a sentire l'allontanamento volontario dell’altra, come addirittura suo, e non di quella, tradimento? E perché questa parola forte e non altra, che attenui la responsabilità personale, se esistente? È umano tentarlo se davvero colpevoli! Ma lui è forse eccessivo nel giudizio verso se stesso perché teme di avervi vero contribuito con fatti rimossi su cui tornare non vuole, forse perché assai penosi. Ma forse anche vera pena ha per il temuto non troppo felice destino della bella, e tenta da anni una riconciliazione tragica col suo cuore, sfacciatamente fortunato perché amato, da sentirsene quasi colpevole, tanta la dedizione della donna che ora ha, immeritata come lo sono tutte quelle che vero amano. Sì, è il sentirsi amato, quando, vera o presunta la mala sorte, la fuggitiva forse già ignora quello che significa esserlo! È tentazione di ogni maschio abbandonato, e dice in cuor suo di una situazione di cui ha scarse notizie e la giudica allora mediocre e inadeguata, Io ben altro avrei saputo darle! E perché tragica? Molte altre cose gli saranno accadute oltre l’abbandono e, tradito, sa che sia il tradimento. Ma ormai la sua situazione morale giudica libera da conseguenze di quei fatti passati, ed è forse cosciente, a causa di tutto quanto patito, di essere divenuto migliore, tanto che, se fosse possibile direttamente, ringraziare addirittura dovrebbe i detrattori suoi, quasi tutti, crede, tanti gli anni passati, ora nel perdono del dio. Può farlo, ed io lo faccio, nella preghiera e, quando sarà, nel luogo di ogni perdono alla presenza di chi legge ogni cuore, nihil indultum remanebit, dove e quando tutti saremo. Ma della fine di quella sua storia d'amore, forse troppo frettolosa passata, come lo è notte quando il primo chiarore mattutino da orto e da dietro ai monti, che qui fanno corona alle cittadine che sul golfo s’affacciano, tra le ultime stelle d'occaso si spande veloce e le cancella, perché considerarsi colpevole? È un sentimento inevitabile del sentire che si chiama amore postumo? Forse, ma lo fa come se, brusca cessata la storia, sia quasi per un suo peccato tanto amaro da temere che riscatto non abbia, quando perfino dal tradimento ne può venire del bene e se ne può chiedere perdono! Di ogni peccato ci si sbarazza scaricandolo sul cristo, perché di questo, se vero è, non potrebbe? Perfino la colpa del vero traditore può essere emendata, chiedendo e ottenendo. Ma lui, se vera simile colpa ha, non osa farlo, o non vuole. Perché? Forse la verità è tutt'altra, lui non ha un peccato imperdonabile, nessuno in verità lo è, e in nessun cuore a lungo abita se vero pentito. Lui non ha una psicologia distorta, eppure vuole sentirsi colpevole di quel lontano accaduto, l'allontanamento della bella, per un motivo che il cuore osa solo a se stesso confessare e quando ad altri lo fa, ne è ritroso timido, anche se spera giovi a molti sapere ciò che giustifica questa possibilità d'amore tardivo, postumo, come certo anche in me c'è. Sì, c'è una ragione o più d'una. È il solo modo d'amare ancora quella che smarrì. Ma perché sente che deve? Intanto sa che ad ogni amore un tributo si deve, così lui non può, non vuole dimenticare e per appagare il suo cuore deluso, chiama addirittura l'attribuirsi quello che sente con sicura enfasi come tradimento, almeno delle deluse aspettative su lui della donna ora lontana, suo bene, sua fortuna. Perché? Ha coscienza della possibilità d'averlo davvero attuato in qualche maniera e misura e il saperlo possibile nella crudezza sua, oggi lo esonera dall'odio, meschinità cui gli abbandonati tutti, non importa se e quanto colpevoli, tentati sempre sono. Così mai almeno avrà detto parole brutte su una donna e su quella fuggita in particolare, giudicando ognuna complessa nella sua psicologia, che forte la fa e tanto fragile a un tempo. Sì, ne è vero cosciente, in questo comportamento c'è una generosità insospettata, e per l'antica passione sta vivendo forse solo una finzione, di cui geloso addirittura è il cuore suo, nella condizione di chi sa che quanto gli accade lo permette solo il sogno, eppure v'aderisce tenacemente, perché altro non ha per riviverla. Così lui fa, sì come in sogno, ma con tutto il suo spirito, la sua anima, tutta la sua forza per rivivere, pur nella privazione, il bene perduto. Perdita che è stata, è, e sarà, e lo fa avendo perfino rimorso di aver permesso la bellezza dell’amata sua svanire con la leggiadria di persona e di gesti e nel dire, che gli facevano incanto e che ella ad altri rivolse. Sì, ma l'ha nel cuore così com'era prima di tutto questo, quando era una che bella esser voleva per lui solo. Assurdo? No, forse solo eccessivo come è ogni amore quando autentico, e, libero, vede o rivede quel che vuole, dulce pro corde suo! Ma se da sempre sognatore lui, il suo cuore nonostante tutto è rimasto l’ingenuo di un bambino. E certo è un bene, ma essere così ha la sua pena, anche sentir colpa quando molta non deve averne avuta. E forse rivive così l'allora ingenuamente, e come nella bella canzone napoletana, l'innamorato dalla barchetta del pescatore guarda la casetta dei suoi sospiri e vede la marina animarsi e spera la sua donna ricredutasi fargli cenno, così di simile gli accade. Sì, forse, ma in un sogno e ad occhi aperti. Ma pure la risposta d'amore gli viene ché ad altro sogno passa senza più la ragazza del passato, che cenni d'assenso non vuol fargli, né può, evanescente anche nel suo ricordo. Sì, sono dolci questi occhi della donna sua, gli offrono amore! Forse sanno leggergli dentro e vero vi trovano qualcosa di bello! E non è forse lei con la sua presenza fiduciosa e attenta a ogni pur piccolo moto dell’anima del suo amato che non permette che egli cada nel rimpianto per ciò che più non è e non può essere? E ancora non è lei forse che con la tenacia sua generoso e nobile senza scadere nel risentimento e nell’odio addirittura, mantiene il sentimento dell’altro verso una bella del passato? Non fa sì che tutto scivoli senza nostalgia, senza eventuale colpa ingigantita, dolce e languido un po’, nel trascorso, cui forse è bello a volte tornare, e pregare che la felicità raggiunta pur basti a chi tanto assetata ne pareva da preferire altro al cuore che pur per lei pulsava contro al petto suo nei momenti di tenerezza?








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