sabato 4 luglio 2015

Ancora sull’amore postumo




Ho parlato di un sentire che ho definito amore postumo quando mantenere lo si vuole nell'oggi in piccolo posto di ben ampio cuore. Ma ho riconosciuto che indugiare tanto sul proprio passato, ricordandovi il bello trascorso, che abbia significato incontro e amore, costa pena, dolore perfino, incomprensione sicura, da parte di chi dice oggi d’amare ed è riamata. Ma è superabile come cercherò di dire e ne può venire nuova consapevolezza dello stare l’uno per l’altra, in un modo irrinunciabile. Intanto a se stessi pena sapere che se in quell’amore antico bene v’è stato, tutto la vita ha dissolto e quando poi si sa delle pungenti angosce che l'altra amata, assai meno fortunata, vive attualmente, che dire, se fare nemmeno poco è possibile? Sì, è questo che mi capita e certo vorrei che lei sia libera da ogni rimpianto, e sperare che potrà saperlo oggi o nel mondo che viene, per il cristo che in lei continua a vivere e che sa tutto il mio per lei e le parla e saprà come dirlo al cuore suo. Questo è conforto che basta a chi gran fede abbia. L’ho io? Tutto può essere solo illusione, anche l’aver una fede, com'è sicuro il sognarla ancora così com’era! Sì, qualcosa è accaduto, molto s’è perduto, ché tutte le cose via vanno come le foglie che d’autunno porta il vento e ad altro destina. Così certo è stato per me, tutto è passato, tutto è trascorso, nessuno può ridarlo, il dio nemmeno, che spesso guarda impotente il deteriorarsi delle cose, dei rapporti, delle aspirazioni, dei sentimenti e dei sogni. Ed io che ho vissuto questo accadere fatale, senza rimedio, so che tante altre volte ho chiesto che questa possibilità non mi riguardasse, mi fosse risparmiata e risposta non m’è giunta e deluso sono restato nell'amarezza del subìto. È un'esperienza comune e anche al cristo accadde nell'apparente abbandono a un destino tragico. Ed io la mia fiducia in lui ho costruito nel dolore di perdite e di abbandoni, fin da bambino. Ma solo se la fede conserverò avrò saputo imitarlo. Ma oggi v’è più ancora, io nella gioia d'essere anche ora amato, lei stretta nella sua malattia, sola! Allora se arrivo anche a rovesciare le cause dell'accaduto lontano e pensarmi responsabile in qualche misura di ogni conseguenza sua, io scopro questo mio atteggiamento il più largo e coerente atto della mia vita di credente per quanto ingenuo, ingenuità fuori tempo, non compatibile con l'età mia, ma qui necessaria. Io sto addirittura, sebbene limitando il mio atteggiamento a una persona soltanto, imitando il cristo, che prende su di sé la nostra colpa per poter continuare ad amare. Perché io voglio continuare ad amare, chi quasi subito cessò l'amor suo? Chi ha patito le conseguenze d'un amore perduto, cammina sull'orlo di un baratro, tentato perfino compiacersi dell'altrui sorte ria! Non sia io tentato a questa meschinità! Allora per me tuttora amare, un po' o più di un po', è preferibile, è bene che sia, restando lontano da simile peccato. Perciò addirittura opportunità e garanzia di salvezza, io rispondo col bene ad ogni male della mia vita e se continuerò a farlo, e m’aiuti il cristo, certo un giorno lo vedrò con la madre sua starmi ad attendere nel luogo in cui essi manifesti possono essere. Dove? In un luogo di solo amore fuori del tempo oltre lo spazio, che deve pur esistere, come c’è qui il loro amore contagiante. Sì, sono contagiato ed è lei che ho imprigionata giovane nella mente mia, anche se, tanto il tempo trascorso, corro il rischio della confabulazione, perché nella nebbia sono molti miei ricordi, e le parole d’allora e i gesti più non so. Un sentire tuttora, ma muto e confuso, come lo sono volti belli e amati, quelli della madre mia e della ragazzina che poco più che bambino conobbi. Com’erano? Ne ho lacune! E allora questa anche amo oggi, quando perfino il volto suo più bene non so, e lo faccio nel nostro passato di ragazzi fiduciosi e forse un po’ stupidi! E forse solo un'assurdità vivo e sicuro ancora stupido sono. Oh sì, anche ingenuo sono e molto! Ma ripeto sono stupidità e ingenuità necessarie nell'amore mio, povero e innocuo che nulla dar può né avere, ma che tutto del suo darebbe per saperla daccapo felice. Ma è possibile anche che l'altra che ho nel cuore s'agiti, ché vero amando, vero gelosi si diventa, e lei lo è anche di soli pensieri per altra. Corro pure il rischio dell'incomprensione, ma tutto spartisco con lei e se quello che il cuore ha, tentassi celare, ella l'intuirebbe... Ma forse questa mia donna, tanto generosa, bella nella semplicità degli affetti suoi, vero comprenderà che strana malattia m'ha preso, se colpa quasi non ho di eventi passati o attuali e me l'attribuisco, e mi terrà più stretto al cuore suo! E quei fatti trascorsi sento sì come colpa, pensando della bella d’allora a un suo destino insieme diverso, ma assai feconda, m’arricchisce perfino questo, l’amore che ho per la donna mia. Oh quanto di bello e buono può venire per un cuore che tenta d’esser degno dell’amore di un altro cuore con la purezza del sentire suo! Ma se vero è che resto nelle possibilità d'amore, nulla togliendo anzi avvertendo più ricco il sentire per la donna d’oggi, e dando così dignità a questo mio strano sentire, ora confessato, cos'altro dirò? È questo mio solo umano o c'è di più e il cristo stesso quella donna ama anche per me? Non so, è forse attribuirmi troppo! Ma il cristo ama per ciò che un cuore patisce e io il suo lo so oggi nell'angoscia e allora se raggiungerlo egli vuole per aggiungervi del suo ancora, io gli offro una via ulteriore, diritta e breve attraverso il mio sentire, che è troppo chiamare amore? Forse, e se vero fosse perdono chiederei per l’enfasi. E allora mi dico, È amata e molto da lui, e da me un po' e come in sogno per non farle altro male! Nell'amore non c'è però novità alcuna, tutto si compendia in quello che il cristo e la madre sua dolce hanno per ognuno di noi. Amiamo solo se da loro amati e dello stesso amore riamiamo chi ci ama ora o ci ha amato per solo un poco o più, e in fondo l'amore non deve giustificarsi, come io ho tentato di chiarirlo a me, c'è senza perché! Oh felice chi in tutto della vita sua si chiede, Che faccio? E si risponde, Faccio quello che loro fanno, amo!




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