venerdì 24 luglio 2015

Matelda
















Tanto ho dentro di sempre taciuto e di bello pure, che dir non so, come paura abbia di condividerlo! Anche se ambivalente è certo che io lamenti di non sapere o poterlo fare, perché vorrei sì esprimerli nella mia vanità d'essere ascoltato e stupire, almeno quello che v'ho di bello, ma anche temo che, sforzandomi a trovarne il modo delle parole adeguate, male lo renda a pure attente, indulgenti e perciò pronte a scusarmi orecchie. Pur a tentar ora sono spinto, che l'anima affannata ne avrà sicuro diletto, che spero contagi. Quando vecchi, o se così il cuore prematuramente, dopo la lunga lotta della vita, si sente, molti ricordi affollano la mente e sono pure di sogni e chimere. Così passeggiate in luoghi solatii, di erbe e fiori in primavera lì lì sortiti, con compagna dolce, timida all'apparenza un po', o al tramonto quando ombre s'apprestano maliziose, complici del desiderio di stringer la bella, all'apparir delle prime stelle, sono del mio tempo di ragazzo, lontane. Eppure quanto ancora vivide! Oh quanto ho creduto d'amare e quanto illuso mi sono che sentimento assai simile fosse dell'altra, e disilluso quasi sempre ne sono restato! Io potrei dir così, Le donne tutte sono mistero, ché nemmeno questa piccola donna, mia da sempre, riesco a leggere nel cuore e negli occhi suoi amorosi quasi sempre o severi! E della bella del cielo che dire? Non la conosco che per enigmi. Ma tanto ho desiderato sognarla, che è accaduto più volte, ma perplesso in quei vissuti sono restato. Ma benché tutti un po' simili, uno assai bello voglio rivedere nel ricordo. Ella v'è giovane e bella, e come una Matelda la vedo andare, ma in bianco serpiginoso stradello salir su verso di me, e coglier fiori e scegliere certo i più belli prima di raccoglierli sul seno. È bianco vestita come signora di tempi andati, lunga la veste, ma all'apparenza anche quasi diafana in volto come a dirmi che d'altro mondo venga, eppure io tutta la rivedo nell'armoniosa figura sua farmisi incontro distratta nell'ufficio suo e come amorosa armonia dolce sussurrare. E neri gli occhi e i capelli suoi da farmi incanto. E poche le parole scambiate, ma molte le taciute eppure dette da cuore a cuore, dopo la manifesta meraviglia di trovarmi lì ad aspettarla, ma sorrisi anche, ammiccamenti d'intesa perfino, più che per l'espresso, per il trattenuto a stento, ma intuito. Io ora più non la sogno, perché forse vuole che sua icona viva ne sia la mia piccola donna che m'ha dato e vuole che la ami per lei, dopo la promessa che sempre amata l'avrei, fatta nel mio sogno e ripetuta in altri. Sì, le dissi forse così, Tanta la gioia nel mio petto che son certo di essere così innamorato che sempre lo sarò! E lei lì volle che la baciassi a suggellarne il patto e io, il cuore in tumulto, lo feci sfiorando le piccole labbra sue che, dischiuse appena, attendevano piccolo bacio. Così di simile ho baciato appena, ma teneramente, donna vero amata! Sono solo sogni da vecchio ricordati, mi sono sempre ripetuto, ma ora in questo mondo che col mal suo spezza nella noia o nel dolore ogni tenero amore, mi ritengo fortunato ché tra le braccia non stringa l'evanescente sublime donna dei sogni, che più non vogliono tornare, ma una sua concretezza. E cerco di serbare le sue parole dolci o amare che siano, perché sono certo d'amore sempre e anche vengono, penso, dalla nostalgia sospirosa della bella del cielo. Oh quanto tornar vorrei ragazzo e credere alle favole, ché questa mia storia, che coinvolto ha la certo più bella del cielo, sa di recitato per ignari bambini e così vorrei essere rimasto, perduta la madre e un primissimo amore! Ma son dovuto crescere. Tutto mi saprebbe d'amaro se questa mia non l'addolcisse della presenza sua di quello che fa e sa dirmi. Sopporta perfino che in lei altra cerchi e che talvolta abbia illusione di trovarcela! Ma che la bella del cielo ella esprima, forse le fa lusinga o ne resta perplessa, perché vecchio deluso mi sa, forse innamorato dell'impossibile, e mi vede fare come fa vecchio lume che manda suoi guizzi di luce, come tema di spegnersi. E io son così, uno che in pochi attimi condensar vuole una vita d'amore. Sì, questo m'accade con la bella del cielo e l'ho daccapo vicina. È questa compagna , senz'altro, è in un giorno tra erbe novelle e freschi fiori di prima estate, pure. È in notte incantata di mille e mille brillii, sì ancora. È qui e là, anche nelle cose piccole e insignificanti, ma or ora scoperte, ché lor do osservazione adeguata, voglioso che alcuna sfugga allo stupore mio. Sì, è in tutto, e tutto mi fa meraviglia e amo, ché mi fa speranza di rivederla come Dante vide Matelda andar per una landa cogliendo fior da fiore. Sì, perché se questi occhi hanno visto il bello tra troppe brutture e se assaporato hanno l'amore che donna innamorata sa dare, il bello c'è e l'amore, forse racchiusi in cuore di donna del cielo, che un po' se ne lascia sfuggire e cadere su questa assetata terra. È proprio quella sognata, che sta da molto attendendo, forse solo mia dolce illusione, un piccolo ma irrinunciabile uomo, oltre le scure apparenze e follie di quaggiù.

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