martedì 21 luglio 2015

Una favola nell'oggi


Oggi una favola a questo mio cuore raccontar voglio. Non a quello che ho dentro, che già la sa, ma a quello che accanto ho, paziente e attento a ogni sussulto dell'altro. Forse a questa mia donna piacerà e le farà tenerezza, che, se innamorata, ha come di bambino il cuore. Tutte le favole hanno una morale e questa pure, mai si lasci solo un amore, non v'è solitudine più triste! Questa mia non inizia con, c'era una volta, perché son d'oggi i protagonisti suoi. Ecco immagina, a lei dico, ombre lunghe annunciare la sera, che s'appresta desiderata, sì, tutti, uomini e lor animali e piante e cose sembra l'aspettino, ché si spenga di un altro giorno con la luce, tra questi vissuti, l'affanno loro. Perché questo? Se anche fosse sensazione solo del nostro protagonista, che vivendo, assai ne lamenta la fatica, a cose che gli sono, anche solo muti testimoni, l'estenderebbe coinvolgendole tutte. Sì, pensiamo vero lo faccia. Solo così assopirsi può, sapendo che tutto ne partecipa noia e dolore, nell'attesa del ritorno, ormai improbabile, della gioia sognata ragazzo o poco più, intravista, e poi sfuggita. Ma nel segreto del cuore ora ne teme perfino il ripresentarsi della speranza, ché daccapo deluso ne potrebbe ancora restare o, incontenibile, proprio dal cuore venir fuori la felicità e sulle cose riversarsi, che assetate egli ha mantenute tanto da temere ne venga rapita! Sì, è davvero triste quest'uomo solo, e proprio tutto quel che gli vive accanto deve aver intristito che perfino della mediocrità di quanto gli accade ha fatto, paradosso, una ragione per restare, ché aspetta e teme a un tempo, un giorno assai diverso. Non che la luce gioconda in cielo terso non venga a ridere, indifferente a quanto gli accade, il sole non risvegliatosi addirittura, o che, più consona al suo sentire, soffusa non appaia almeno dietro a nubi minacciose, ma che le cose, che nel buio ha sentito stranamente sussurrare stanotte, gli corrano incontro tutt'altro che malinconiche o addirittura ridendo di lor facezie e chiedendogli insistenti a loro d'unirsi. E perché dovrebbero comportarsi così fuori dell'abituale noia? Annunciano a lui incredulo, che sulla strada bianca, stanca la ragazzina d'un tempo ritorna e chiede ai pochi in cui s'imbatte, ma più spesso agli alberi e alle cose che ala le fanno, Sapete dell'amor mio? E quelli, Un poco ristai ché fretta non hai, tanto il tempo trascorso a cercarlo! Ma a quell'invito, pur suadente, ella non cede ché intuisce che assai poco manca all'incontro dai palpiti del suo cuore, che in petto le fanno tumulto. Anzi ora corre e il nome dell'amato suo affida al vento, che veloce a lui porti il richiamo del suo cuore...E quello lo fa e lui dapprima frastornato è restato incredulo, immobile, senza osare nemmeno guardare lo stradello di tanta attesa sospirosa. Ora ridestato dalla meraviglia che proprio a lui il tanto desiderato stia per accadere, accorre e la vede e le braccia sue distende ad accoglierla. E' daccapo l'amore! E ora spero, dico a questa donna, che tu capito abbia questa breve storia, siamo noi quei due, le preciso, ché l'un verso l'altro corriamo da sempre! Non capisco, ella perplessa mi chiede, e non sono da sempre con te, fin da quasi ancora bambina? E io le replico, questo cuore è già nel posto delle stelle. Là tanto il bene e l'amore, che il luogo e quei fortunati di lassù ispirano, che la lontananza dal proprio piccolo bene, se poco anche duri, nel tempo è lunga come mille anni e soffrire fa. Ed è allora che s'intenerisce e vuole che tra le braccia mie ancora l'abbia...

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