lunedì 13 luglio 2015

Il dio, il cristo



Ma il dio chi è e c’è qui ora? Io arriverò a rispondermi, Egli è persona, cioè un io che esiste di per sé, senza dipendenza da alcuna cosa o fatto o individuo e qui è colui al quale ognuno è prossimo, cioè raggiungibile dal suo amore. Intanto se egli ama qualcuno per me, e io ne ho coscienza in qualche modo, non resistendo all’impulso di essere per l’altro, il mio compito è quello di aiutare, quelli che raggiungo, ad amare anch’essi allo stesso modo. Così diffondendo l’amore anche se per i più resterà solo umano, di persona buona verso chi è nella necessità d’aiuto. E il processo viene reiterato dalla venuta del cristo e sta coprendo l’umanità tutta, ché diventi come un sol individuo consapevole di un amore che è diverso dal sentire di ogni singolo, che in una comunità d’amanti stia, ma proprio perché abbraccia tutti, è più che umano, è del dio, cioè di uno che non ama molti uomini, ma l’umanità intera e la sente come un altro da sé, cui dare amore per una risposta d’amore. Il dio è uno che ama, ma per raggiungere ogni amato necessità di tutti quelli che l’amore loro, apparentemente solo umano, diffondono, affinché non tanto il singolo coscienza ne abbia, ma la collettività dei tutti amati. Così il cristo fondò la sua comunità d’amanti amati e la intese come suo stesso corpo, animato dal suo stesso spirito divino, affinché riamasse il padre suo, come lui stesso, morto per tutti, l’amava. E come l’amore unisce non solo il singolo al dio, ma la comunità del cristo, fatta oggi di quanti sperano nell’amore diffuso all’umanità tutta, così l’umanità amata, tutta coesa dovrà diventare difronte al male imperante e distruggerlo. Ma la tragedia dell’amore è che il processo espansivo mai sembra completarsi e col trascorrere del tempo, nuovi soggetti, nuovo male s’aggiunge e quello che c’era si rafforza! Ora il male indubbio c’è, l’ambientale ostile e quello che deriva dalla volontà perversa dell’uomo di nuocere ad altri. L’amore che contrastare vuole il perdurante successo del male, perciò volontà apparentemente ancora perdente, c’è pure, e non è solo umano, perché persiste, non s’arrende e rinnova la sua fiducia di finale vittoria. Allora del dio che so di sicuro? È qui tra noi l’individuo, la persona, che ama per me e per quelli come me, che sentono in se stessi impulso irresistibile ad amare tutti. E non importa se così facciamo del dio un’illustrazione patetica, ché è pur sempre doloroso scoprire che c’è un ampio divario tra il poco realizzato e quello, molto di più, che l’amore farebbe se più forza avesse, ma pur fiducia abbiamo che il cristo, presente anche se inapparente, colmerà lo iato e intanto guidi, promuova, voglia il nostro agire affannoso per il bene, e che attraverso noi sconfiggerà ogni male, sì questa è la speranza del fedele al cristo del dio. Perciò è il fedele che lega del dio la volontà a sostenerlo nonostante la penosa scarsità di successo personale. Insomma il dio resta nella lotta se io e gli altri tutti continuiamo la nostra, egli sta qui anche per me, per quello che proprio io faccio! Ed io, vinto da questo amore contagiante, rinuncio alla curiosità di congetture su che egli farebbe se tutti ci arrendessimo al male e come egli potrebbe realizzare la fine di questo mondo, se questo non significa distruggerlo, a questo intento basta l’uomo, ma farne un ambiente redento, spirituale, che accolga il trionfo dell’amore. Allora il dio qui non è senza l’uomo, è per lui, è questi che lo sostiene o lo abbatte, tradendolo. Al dio per star qui serve ogni singolo uomo, io anche! È un privilegio che il singolo sappia di essere amato da lui attraverso un povero amore umano, di una piccola donna per me, ma quando la comunità avrà coscienza di essere un solo individuo amato, saprà che quest’amore non le viene da ogni singolo suo membro, ma da fuori, da uno che già l’amava da oltre le sue stelle prima che il tempo fosse!

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