mercoledì 24 aprile 2013

Relatività d'abbandono







Quando nell'abbandono uno rimane e l'altro va via, il lasciato lo vede farsi sempre più piccolo in una prospettiva sempre mutevole col tempo, ma di continuo impiccolimento, finché un insignificante punto diventi. E' un effetto relativo apparente e di simile accadrebbe per chi s'allontana se, improbabile, a guardar indietro stesse. Tutto ciò fa metafora di un amore finito, chi nuova prospettiva guadagna, subisce, tempo trascorrendo, diminuzione di interesse fino all'oblio, così di dolore, da chi ne ha sofferto dipartita. Così tu sai che m'è accaduto, rondinella partì ai primi freddi sul nostro affetto. Solo che, anche guarito dalle conseguenze, e non per i tanti anni trascorsi, tristezza sempre me ne fa il ricordo e pena a un tempo, se me lo richiama analogia nell'ora di altro disagio psicologico sofferto, se non il dolore, l'amarezza allora rinnovandosi. Io così tutto vorrei ricordare di lei e mi prende smania di rivederla, ma nulla ne so e forse non la riconoscerei anche se mi vive qui, nella stessa cittadina. Allora mi sforzo di richiamarla, ma solo gli occhi suoi, che neri, al buio s'accendevano, ben ancora so. Il viso, pur assai bello, sfugge e il corpo suo leggiadro è tanto da farsi diafano. L'ha perduta pure la memoria!


Ma non è stato il tempo a guarirmene il cuore, bensì altro affetto, nuovo sorriso, occhi altrettanto belli, voce più calda di donna, questa piccola mia. E le insulsaggini che dicevo e ciò che goffo facevo, e forse un po' a dispetto ripetevo, meritandone i prematuri suoi rimbrotti, a questa nuova, analoghe facezie, e, a dire il vero, di più da allora inventate ne ho, sono sempre state motivo di sorriso ilare nel sogno suo. Ma oggi deve appena preoccuparsene, un po' faceto divenuto anche con altre donne. E ancora ella sogna di noi, ché esaustiva questa vita insieme non considera, e vuole di più. Ed è giusto che più gioia sia per lei, buona quanto bella, e l'avrà certo quando uccelli del tuo cielo diverremo! E io me ne sto tranquillo, riposando il mio cuore nel suo? No, temo che l'interesse tuo per me finisca denunciato dallo sfiorire del suo. Io non oso nemmeno pensare allo scoramento che mi farebbe il suo, a significarmi il tuo abbandono, centuplicato sicuro rispetto all'antico. Chi me lo guarirebbe se pur il tempo, inefficace nell'altro, allora fuggir con questo amore vorrebbe? In questa nuova metafora non solo fantastico l'impiccolimento della figura dell'altro che s'allontana, quella di questa anzi sarebbe pronta a subito svanire, ché ella piccola è già di per sé, ma di più. Il tempo è pur esso variabile, s'allunga di simile all'accorciarsi delle dimensioni, in questa più complessa relatività. E pensar potrei che se tu tornassi indietro con velocità limite, ché tu luce sei, tutto troveresti cambiato. Io non più qui ad aspettarti, ché dilatato sarebbe il tempo, il mio di gran lunga trascorso, e forse, ridotto appena, persa la mia fisicità, a piangervi starei su balza di purgatorio, lì dall'angelo del perdono negletto. E allora fa non mi lasci questa tua donna, sia sempre la mia! Ella mi dice se vicina mi sei e quanto, l'affetto suo mimando il tuo. E' lei la tua orma sul mio cuore, è lei la concretezza, la tangibilità tua. Non temo blasfemia se dico, ecco quest'amore come sacramento m'è del tuo!

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