lunedì 8 aprile 2013

La fede







Timida, supplice la voce mia e neppure so se m'ascolti! Ora s'è imperlata di lacrime, ma cerca ancora la fede, ché muoverti vorrebbe soccorritrice. Per chi? Per chi da me amore ha atteso e ho deluso, per chi da me amore ha avuto e non abbastanza. Ecco, questa la fede che vorrei. Postula il miracolo, lo vuole, lo pretende, ché sa che può accadere, se ne sa necessaria anche se sa che da sola essa non basta. E' richiesto un di più! Che? L'eroicità, forse? Che è? E' forse sgrovigliarsi dai fatti della vita, conservare la speranza nonostante il brutto e l'amaro. E non l'ho fatto! E ne ho pianto, tanto il disagio, tanta l'ansia, la paura, tanto il dolore. Ecco, l'alba è ormai, un pregustare lieve il giorno con la luce sua, ma subito sarà sera.


Nulla molto dura, sfarfalla nell'attimo, non la gioia precaria sempre, non le lacrime amare che la rimpiangono, e così sarà finché per me non taccia l'ala del tempo. Io non posso aver gioia senza te, le cose umanamente più care, più sacre, dissolvono! Ecco qui la vita mia tutta, povertà, rinuncia, dolore. Dove la gioia, sì, la pienezza della letizia, nemmeno nell'infanzia lontana. Sofferenza con le strettoie sue, asprezza di lotta per cui più forza non ho. E più vette roggie di luce non ci sono, indorate dall'astro che sorge, il cielo vuol farsi tutto un grigiore e la notte delle stelle lamenta l'assenza. Se v'è gioia non può essere qui per me, forse occorre che prima la veda in tutti, per non sapermene troppo fortunato! Qui molte illusioni e surrogati anche d'amore. Ecco, io potrei dirti, ho perso tutto per te. Ma non direi giusto, non l'amore, ché molto sono stato amato, come una briciola del tuo donata. Ma più ancora ne pretendo, uno senza misura, uno esclusivo, speciale, che includa la possibilità del miracolo. Ho gelosia ombrosa di te, non ti vorrei distratta altrove, ma tutta per me solo a riempirmi i sogni! Solo prologo ne sento questo amore di donna. Ma ecco, è vero, proprio eroe non sono, non abbastanza almeno. Qui soffre qualcuno, manca di te, manca di me. Nella vita ho toccato, ho palpato, mi sono contaminato di dolore da sbiancarne. Ma mai risposta adeguata dalla mia mediocrità. Allora è questo il miracolo che chiedo, ne ho pretesa forse assurda, ché sento di non poterlo meritare. Vorrei vedere la serenità, la gioia diffuse e le lacrime tutte asciugate nella vita che mi resta! Sì, oso chiederti tanto, lo faccio nella preghiera accorata, lo faccio nelle veglie, lo faccio da questo dolore scuro che m'attanaglia. Salva la donna mia! Salva anche chi amare non ho potuto! Salvaci, esuli siamo in nostalgia di te! E tu già tendi premurosa le mani, mi ravvivi le forze, mi asciughi le lacrime e mi ripeti, abbi fede, la mia!

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