sabato 30 agosto 2014

Sant'Agostino che dice?




Sant'Agostino afferma che il dio non è l'autore del male, ma lo permette! Perché? Mi chiedo, e non ho risposta! Ma la chiedo a tutti, chi la sa o intuisce che sia la giusta, ne parli! Io solo congetturo!


Ecco, svegliati siamo stati in questo luogo, quasi tutto dolore, e piccoli, indifesi ci siamo trovati a stare tra tutti agguerriti, e quelli con noi piccoli, pure, e talvolta spietati con i più deboli, a far di lor presenza più incubo! E cresciamo, e a paure vinte, paure s'aggiungono, e turbano i ricordi, amari i fatti dalle antiche permessi, che svanir del tutto non vogliono, e agitano la vita, la condizionano, facendoci insicuri nei passi nostri. Pochi tra noi capiscono che aumentare qui il tanto disordine non si deve e pena sincera sentono dei meno fortunati e degli inconsapevoli della scoperta loro, ché questi ultimi solo egoismo guida e così non esitano a calpestare i deboli nella lor corsa vana verso il nulla. E li chiamiamo santi. Scomparsi, li preghiamo, ché da dove pensiamo vivano nella pace, finalmente raggiunta, aiutar possano per noi rimasti, la fatica del vivere, donandoci un po' del coraggio loro. E non importa che non siano da tutti riconosciuti venerabili, bastano i personali, buoni in vita con noi, un fratello caro, la madre amorevole, il padre, severo talvolta, sempre buono in segreto, e altri pochi. Noi tutti, i comuni, mediocri nello spirito restiamo talvolta la vita tutta, e abbiamo bisogno di capacità donata per capire le ragioni del bene. C'è qui proprio, soffocato, negletto spesso, agognato più ancora! A tutti il dio, che presto postuliamo almeno vivere nel cuore dei pochi buoni, crediamo consapevolezza doni prima o poi, ché senza fine è l'eternità cui tutti siamo chiamati, ed è questa fede che fa la speranza, che diciamo beata. E sarà, risvegliata la consapevolezza della colpa per il male accresciuto, un chiedere perdono dalla sofferenza subentrata, dono pur'essa, e dal pianto, a chi male si è fatto e al dio così offeso. Sarà già qui, per i recettivi, perciò ravveduti, o procrastinato alla comprensione del bene, per i duri di cuore! E ne verrà pace e subentrerà risposta d'amore! Quindi c'è una sofferenza giusta, quella dalla quale chiedere perdono! E il dio? Chiederà perdono alle creature tutte per averne permesso la vita qui, tormentata, stentata in questo reale, tanto ingiusto inferno, questo mondo, buio anche sotto al sole o le altre stelle, quelle che dicono, inutilmente ai più, amore! E a tutti chiederà l'amore dovuto a lui, che per primo ha perdonato per poter amare tutti! E sarà il solo amore, quello scambiato, inutile la sopravvivenza del male! Sbaglio? E non è qualcuno apposta venuto a dircelo che tutti, i nemici specialmente, amati vanno? E ne è morto, vinto dall'odio, non potuto convertire e tanto accorato da sentir l'insuccesso come colpa, sì, vinto dai dovuti perdere nonostante l'impegno tenace, quelli che il dio degli eserciti obliato non volevano! Ha perdonato, pendente dall'infame croce, ma di più ancora ha fatto, ne sono certo! È stato tanto umile da chiedere perdono del male che gli veniva fatto, nemico dai suoi visto malgrado gli sforzi suoi, sì, da quelli nell'errore rimasti. E il dio, se c'è in un suo luogo, più di lui non può essere! Perdona e chiede perdono, ama e chiede amore! E ha sofferto, qui venendo, da poter dal dolore chiedere perdono, ché in lui il dolore di tutti e di sempre coagula, sì, durerà per lui finché ci sarà chi ne è tormentato! E lui intanto grida pur ora da novella croce, ché qualcuno ne rinnova l'infamia, La speranza vostra vana non è, c'è il padre mio e v'ama, così com'io ho tentato, sì, d'amare tutti! Non scacciatelo dai vostri cuori!





E noi disperatamente pure lo amiamo, ché, nemici, tentazione abbiamo di vederlo così, nemico!

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