domenica 3 agosto 2014

Dietro al banditore divino







Quando due, conoscendosi, si innamorano, perché quello che nasce possa dirsi veramente loro piccolo bene, è necessario che quello che uno sente palpiti col cuore dell'altro. Cioè che l'altro, recepito quel sentire e volere, li faccia propri, moti del proprio cuore. Così l'altro diverrà irrinunciabile, perché davvero pensato, avvertito complementare al proprio sé. E ne verrà un estendere la propria sensibilità, cioè non solo vedere, sentire, percepire anche con i sensi dell'altro lo stare a questo mondo, ma averne lo stesso giudizio, apprezzamento, fiducia o riserva. “Una amare, una sentire!” Così a questa donna dissi, Ché proprio un nostro bene sia questo guardarci negli occhi e sospirare, io palpiti degli stessi tuoi palpiti e lo stesso avvenga per te! Ecco solo così sarà un amore, il nostro, e vivremo il nostro piccolo mondo di due!





Ma qualcuno è venuto e ha raccomandato che quello che così si crea non resti limitato, ma la pace che ne viene abbia la massima estensione. Ma questo volere, recepito, presto diviene un'esigenza problematica. Perché? Un cuore innamorato è pur sempre il sentire, il desiderare, il volere, che l'altro cuore ha arricchito per amore, educandolo alla mitezza, affinché gli ripugni l'invidia, rancore non abbia, né rimorsi non lo intorbidino, e si specchi sereno nei ricordi, come di primavera fa cielo limpido su tranquillo mare. Questo cuore, avvertito imperioso il suggerimento, desidera che quel che ha, quel che pare canti di felicità, venga fuori per diffondere la gioia che, tanta, gli sembra più non poter trattenere, ma intoppa nella diffidenza diffusa di meno recettivi cuori umani. Sì, presto quel cuore che tenta la generosità, constaterà che il miracolo avvenuto tra due, esso e l'altro cuore amante, non è facilmente ripetibile, mancando la fiducia, rara per le vie ombrose del mondo! E allora diventa eroico il tentativo, un voler ostinato d'accoglienza di ciò che si propone generosamente e che incontra rifiuto quasi sempre. E resta feroce l'aiuola del mondo e vani gli sforzi che l'amore offerto sia ricambiato, e perciò la trasformi in lembo di cielo, perché perfino occorrerebbe i nemici, subdoli o dichiarati, includere nel tentativo generoso di diffondere l'amore! E questi, fauci bramose hanno e apertamente ghignando o celando le intenzioni vere, tentano di distruggere la pace raggiunta ed espongono i due cuori amanti, che riposavano l'uno nell'altro, a disconoscersi, ad allontanarsi, perdendosi, senza più ritrovarsi! E la ricchezza dentro, che diventare voleva strumento di bene, svelando a tutti che la vita è amore, invilisce, si rattrappisce, s'estingue perfino, tanto viene da essi avvilita! Sì, i nemici tentano di vincere, prevaricando, ricambiando con odio perfino, l'amore offerto, affinché quel cuore ben disposto non senta più il grido del banditore divino. Questi in vita sua fu ostinato e coerente fino all'abominio della croce, che i detrattori suoi gli prepararono perché tacesse. Ma lui perdonò, ché sempre dal perdono iniziare deve l'amore per i nemici! Ci invita a questo, grida dentro per questo,vuole, pretende questo, l'amore che includa i nemici col rischio di perdere quella pace che dal fortunato rapporto a due è iniziata. E sempre mi ripeterò, Palpiti il mio cuore degli stessi tuoi palpiti, dio dentro, ma sorreggi la mia debolezza! Fa che non mi risvegli, uscito da quest'inferno, là dove spero tu sia, con angosciosi rimorsi delle troppe omissioni. Invece i miei ricordi di questa vita siano sereni, per potermi dire, Spesso, tentando l'amore da te voluto, posso aver perso, ma un piccolo amore di donna sempre accanto m'è rimasto, e da quello ho potuto ritentare! Sì solo questo importa, l'atteggiamento, divina ostinazione od ossessione addirittura, non il successo, che neppure tu avesti, peregrino sulla terra!

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