sabato 9 agosto 2014

Volere l'amore







“Vos dii estis”. Comprese fin in fondo, chi ne profetizzò, l'affermazione, e udita, fu recepita, nell'importanza sua? Il mito che ne racconta non permette di capirlo... Ma in che dovremmo agire, come comportarci, da meritare un simile destino, la capacità alla fine di fare e dire proprio come il dio farebbe? Come potremmo se al momento solo scimmie imitatrici, o non più di marionette, sollecitate a muoversi da invisibili fili, tali le convinzioni nostre, che sospette d'errore possono essere, siamo sulla scena del mondo? Lo faremmo, credo, sforzandoci a dispetto dell'insuccesso, nel rapportarci agli altri, perdonando e amando come solo lui sa fare. È la risposta da dare a tutti nella sequela di chi è venuto a dircelo. È ciò che deve caratterizzarci come araldi di una specifica novità di comportamento, coerente col nuovo credo, e di comprensione del dio. Ne abbiamo idea giusta solo imitandolo, iniziando a fare di simile al banditore suo. Alcuno che lo tenti, impegnandosi completamente, non potrà non dirsi cristiano, seguace suo, testimone, apostolo, in quest'epoca tanto nefanda. E testimone di che? Dell'orrida violenza che gli fu fatta da chi capir non volle, né vuole ancor oggi, un'umanità imbestiata che all'albero dell'infamia lo volle appeso, e lo appende, facendo ancora e ancora violenza all'innocente. E quanti bambini, è la cronaca di quest'orrido comportamento, sono violati , uccisi nelle guerre d'oggi, tutte, come quelle di ogni epoca, definite giuste, necessarie nell'urgenza dei frenetici che attuata ne vogliono l'infamia? Una giustizia vendicatrice però pensata da sempre restauratrice di ordine e valori. Ma quali, se da raggiungere e restaurare sono attraverso l'infamia? Sì, tutte le guerre sembrano far scherno sghignazzante alle vittime loro, anche ai piccoli, rubati per la fossa alle tenerezze materne, quando solo prevale la rabbia ferina di nuocere senza limiti, senza distinzioni, senza nulla più d'umano. Ma son proprio questi manigoldi autori di misfatti, ormai quotidiani, che più obbrobriosamente scatenano la rabbia loro sempre eccessiva, sproporzionata all'offesa che può mancare addirittura, che vanno perdonati! Non v'è posto nell'etica nuova per il risentimento e, per quanto giusta possa sembrare, la vendetta. L'anima nostra avrebbe solo fronzoli di belle parole e frasi non volute capire fin in fondo, ma nulla avrebbe di grande, d'eroico, di nuovo, che invece fanno la pretesa di chi per primo le pronunciò in una coerenza spinta fino al marchio d'infamia, quando lo appesero. Ma noi che ci vantiamo della sequela, non siamo fantasiosi isterici, non ingigantiamo il sofferto, chiediamo al dio di darcene la capacità di imitazione, oltre alla volontà d'amare l'immeritevole, iniziando dal difficile perdono, dolorosa scelta per un'anima che il dolore abbia ulcerato. È ingenuità di pensarsene capaci appena aiutati un po', è follia? Forse... Ma è quello che lui vuole, oggi lo dobbiamo a lui, agire come farebbe lui nell'offesa, e a ben vedere è sempre lui l'offeso, e ci grida dentro come fa dalla croce sua ripiantata qui o là, dove la vuole l'orrore. Solo così saliremo a meriggiare, piccoli noi stessi fatti e oltraggiati come lui, più ancora oggi, perché saremo finalmente nella sua luce a star con lui, bambino per noi tornato, tra le braccia consolatrici della madre sua. Angeli, dii fatti addirittura, profezia del serpente! Ecco, devo proprio chiedermelo questo punto, è forse questa mia, quasi frenesia dionisiaca, cioè follia da invasato, gabellata per misticismo? No, se posso ridirmi, Sono onesto, piccola comprensione ho delle cose sue e forse poca fede, ma so qualcosa che mi sforzo di comunicare. Cioè che “in bono”, nel piccolo bene che almeno dentro so d'avere, avvertito concreto, e là fa santa la speranza che lui sia luce, appena oltre quest'orrore di tenebra, che qualcuno s'ostina a diffondere, c'è, consiste, risiede la mia dignità di uomo e di cristiano e mi farà vincere il male, con la legge del suo amore, anche se ancora e ancora perdere dovessi, fin la vita! E se follia v'è, è questa, non tanto sapere di poter perder e ostinarsi, sì il volere nonostante, sì a dispetto della sconfitta probabile, ma dirsi, Ecco se a te, fratello dell'ombra, devo perdono, il male che mi fai ha già perso, ché io ti rispondo con l'amore, ha già vinto il bene! Mai aspettarne ravvedimento però e contraccambio se l'amore segue al perdono, avverranno solo tra le stelle! Vita cristiana è lotta ché quest'offerta s'affermi ed è da duemila anni che dura!

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