martedì 12 agosto 2014

L'invito







Tutti sanno che la morte ci sta davanti, come minaccia, possibile ad ogni passo. Anzi la si può ritenere probabile, imminente addirittura, in situazioni estreme come malattia senza rimedio, vecchiaia abbandonata, amore prima ricambiato e poi perduto, ché tutte, credo, producano tali sensazioni di sgradevolezza, simultaneo panico, fino a temere di essere senza futuro. In realtà come ben diceva Seneca tutti l'hanno alle spalle, non tutta però ché quella fisica per tutti accadrà. Ma credo alludesse a quella dello spirito, che inizia con le disillusioni e la consapevolezza di stare in un mondo ingannevole, falso, di sole apparenze, ma di comune tolleranza tra esseri che sempre più numerosi vi brulicano, convenuta, accettata, ché troppo sgradevole non sia il rimanere tra gli altri, e troppo apprezzata la solitudine. Ma estraniarsi dal mondo, rifiutarlo, sarebbe, credo, un ingenuo tentativo di esorcizzare la morte che reca, come chiudere gli occhi alla realtà sgradevole e pensare possibile una vita diversa in cui i sogni siano permessi e non continuamente disturbati dallo stare tra gli altri, invadenti fin troppo. E per la morte che completa la prima quale strategia, proprio alcuna possibile? Duro per tutti, credo, il piccolo passo finale perché tutta passi, si completi! Allora che occorre? Credere! Nell'uno che ha detto, “ Ego sum resurrectio et vita, quisquis credit in me etiam si mortuus est, vivet!” E che vuole, che chiede, perché credergli sia un bene prezioso da conservare gelosamente, la vita tutta? Vivere un sogno, il suo, l'amore! E lo vuole diffuso. Includa tutti gli erranti, invischiati in miseria radicale, la morale anche e di più quella che la fortuna matrigna elargisce a piene mani. E più ancora i tanti che aumentano il male già tanto diffuso, e fanno più ingiusto il mondo e fosco. Egli ci vuole tutti impegnati nel difficile compito del perdono e dell'amore rifiutato, da riproporre senza stancarsi. E questo è sogno, assai diverso dai propri evasivi, è sognare, ma a occhi aperti, farmaco allo spirito che langue e iniziato ha a morire. Lo spirito scosso può riscattarsi, uscire dal torpore di premorte, sì impegnarsi nel sogno suggerito, e sperare, alla morte fisica inevitabile, che ben vi debba essere un luogo diverso, un tempo tutto nuovo che si rinnovi, che gli permettano, ridonato il supporto alla vita sua, di continuare la favola bella dell'amore. Egli lo ha promesso! E mi importa, sì a me, l'invito a questo sogno?

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