venerdì 22 agosto 2014

L'offesa al dio







Ecco, dico a questa donna, felice d'orgoglio che il tanto sentimento provato ella proprio mi ricambi, T'amo nei tuoi ricordi e nelle tue speranze d'oggi, t'amo, del tuo volto fisico innamorato, e più ancora della pace tua, che vi traspare. E ogni giorno ti voglio più bella e così ti trovo e serena, e la voce tua è canto e distinguerlo saprei melodioso nella polifonia che intorno mi facessero altre donne, quando fossero prese di me anche non innamorate, ché tu sola vero lo sei e, il dio lo voglia, ancora lo sarai!





Le faccio così lusinghe d'amore o tradisco intima aspirazione alla pace e l'illusione che lei sola possa darmela? Sì, sempre gemma la pace da cuore puro e crea un incanto d'amore intorno, che può diffondersi operoso a far esultare quelli che gioire ne possono. E io così felicità ho da questa piccola femmina e pace al cuore inquieto, assetato di lei, assetato d'amore! Ma la pace che florida aiuola la terra tutta fa, fiorir deve sì dall'amore, ma dalla giustizia anche e promuoverli. Ma come è raro qui l'amore e mille ostacoli incontra, così non s'afferma la giustizia e spesso anelito rimane la pace, che da sé non fiorisce dalla terra brulla, infeconda d'incuria, amore mancando. Solo ove vive sicura, la pace sorriso è di speranza, e, coronata di bellezza, disseminar può il bene, e la terra ne esulta, feconda divenuta, e fa fiori e dona frutti, ché la pace vi disposa amore, lo stimola, lo accresce, lo diffonde ed esso ne diviene araldo, o meglio aurora, che briosa di luce e aulente di novelle essenze, l'annuncia. Ma oggi la pace non può starsene quieta a far frutto di bene e d'amore, non si conforma più alla natura sua, non dice suadente, non parla dolce, non fa carezza, grida sebbene afona per il troppo farlo. Troppi i secoli bui nel suo nome e anche col suo nome chiamati, Tacito latino lo diceva con Tucidide greco, i deserti desolati lasciati al passaggio su floride terre della imbestiata umanità, fatte risuonare di bramiti di belve, non di canti di uccelli in amore. Non le ha certo giovato, non l'ha alimentata l'andar per secoli dei cristiani a far lor conquiste dopo faticate effimere vittorie. Quante morti, quanti pianti nel nome del dio per i facitori di quella pace! Proprio non possiamo dire di lor fatica: “Beati pedes evangelizantium pacem!” Ed ora di simile fanno i lupi d'oggi nel nome dello stesso dio, diverso il nome suo gridato. E noi inorridiamo allo spettacolo, per mera ipocrisia i particolari crudi risparmiati, del novello suo cristo sgozzato. E ci dicono che il boia è stato un occidentale alla legge dell'amore pur educato. E non può aspettarsi che di peggio, chi fa consistere nel rito la prossimità al dio invocato e non in una azione di bene collettiva, azione spesso pagata, ma non partecipata dagli ipocriti di sempre! Così venne inutilmente il cristo, muore pur'oggi, ma non capiamo il suo sacrificio. Venne, non a testimoniare la legge nuova dell'amore ai nemici, ma a sanare, ci dicono, una altrimenti incolmabile offesa dell'umanità tutta ai primordi fatta al dio, al padre suo! Immaginifica spiegazione dell'orrore di allora e di sempre, o forse no, ha del vero, se la morte sua coagula quella dei tanti innocenti bambini e delle madri loro, che avviene oggi pure come offesa vera al dio. Forse soltanto le donne predisposte sono alla comprensione del vero, lor sanno ragionar d'amore. Così due nostre giovanissime sono andate in mezzo all'odio, dimentiche delle lusinghe di maschi coetanei innamorati, tra i novelli barbari ad amar l'amore, e far concreta la nostra sola speranza, l'amore del dio non fuggito via dall'infamia qui tanto diffusa! Le protegga il dio misericordioso, si frapponga tra la ferocia e tanto candore! E il dio mitico, che alimenta la barbarie d'oggi, fugga nel nulla e lasci scornati i credenti suoi. Il male non proviene dal dio, mai! Gridatelo in tutte le universe lingue, non è voluto dal dio, mai! Né alla vendetta per un'ingiustizia pur cocente patita, può rispondere, rancoroso non è! Qui non guida eserciti, né mai lo ha fatto, mai ne è stato il dio, illuso chi pensato lo ha altrimenti, ché la natura sua è amore e non può smentirsi anche nel luogo del non amore, in questo basso inferno!

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