lunedì 1 settembre 2014

Una donna, un amore







Esistono parole che aggiunte possano essere a ciò che lui ha detto? “Diligite inimicos vestros”. Non credo. Ogni altra ne fa solo commento. Ma l'amore sì! A quel che si sente iniziale aggiunto può esserne di nuovo fino a una realtà mistica inimmaginabile. Ma i riposi, le dolcezze mistici, che esso dona sono brevi, momenti, si torna al mediocre affanno di sempre. Occorre voler progredire. Ecco è ancora un giorno. Sarà nuovo tumulto rapinatore di pace o invito alla preghiera che rincuori? È già molto infatti restarsene tranquilli, fuori dalle beghe e dall'assillo di preoccupazioni e far di pochi la gioia sapendo novellar del dio, dando la speranza di un avvenire che, rosso il disegnato crepuscolo, tutto di rosa resti dipinto. Non è così facile, la miseria, che ci ha invigliacchiti, è una realtà che spegner vuole l'amore per sé e tutto e tutti! Ci fa arretrare, non progredire sulla scena del mondo, tutt'altro che fantasmagoria di brillanze e colori, né una esuberante letizia di animo aperto e generoso molto vi può, se il dio stesso non la conduce e l'incita. Penso all'amore di donna, dono qui più d'ogni altro, che di mondar cerca d'ogni ombra il cielo che tutto buio vuol farsi dentro. Lo sa, l'intuisce e sa rimediarvi o almeno disperatamente lo tenta. E la mia subito tutta bella trovo e mi chiedo, Mare luminoso già è, limiti non sente, va oltre questo mondo e questo tempo? Trabocca? Non subito! Mi rispondo. E intanto, piccolo amore, si fa compagno di speranza che s'attenuino i giorni di amarezza fonda, e porta in disparte a un cantuccio suo, a parte, discreto, lontano dall'onda di malinconia che già un'alba può recar con sé, e così di guarir consente dalla paura del vivere. Ma è sol tutto terreno, umano, reca un'egoistica volontà d'esenzione futura, dopo il superamento dell'accorata tristezza che fa il presente e certo consola, ma anche pretende, vincola, vuol tutto per sé. È solo amor di donna! Eppure è un suo dono! Perché parla e crea. E che? Il riverbero di qualcosa che suggerisce, eppure ignora! Echi di parole lontane, affiochiti dalla lontananza e dal tempo interposti, quelle del dio venuto e morto. E tutto accade come se deviati, allontanati, estraniati, questo piccolo amore ci riconduca alla fiducia nella vita, mano nella sua. Così ne resta stroncata l'incredulità che impediva il cammino e questo riprende. Rabbiosa era la tempesta e gorghi ne faceva l'acqua scura, ma dal travaglio del mare una piccola femmina, ha detto, Vieni con me! Una che sa quel che vuole e l'ottiene. Certo l'ha spinta un amore più grande. E fa gaudio e arcana è l'estasi sua! Ma è un amore filtrato nella nebbia o passato per il turbine e diviene come ogni altra cosa umana, piccolo, limitato, condizionato. Allora va salvato dai limiti suoi! Ma come? Da chi? Le diremo, Affannato ero dal profondo e le parole tue di vita m'hanno liberato, ché ingabbiato ero nelle mie ritorte. Ma sola non ti lascio, ché andar oltre voglio e con te, lascia ti conduca là dove nasce la luce! E come? Chiede. Spera con me, vivi con me e di me com'io di te, per noi e il nostro povero amore s'aprirà l'eternità! Ché se tu tanto hai potuto sola non eri, quella che per noi si consuma d'amore ti darà forza per più ancora e io ti seguirò, io di condurti più non pretenderò, mi lascerò condurre, se da lei portar ti lasci, ti abbandoni come fai tra queste braccia misere d'uomo!

Nessun commento:

Posta un commento