martedì 16 settembre 2014

Muoia il solo male!



Tanto pesa talvolta lo star qui, che il dolore che altri vive, accora, e la miseria nostra, già presente, più se ne appesantisce e ci grava a un fondo scuro, che non sta fuori ma dentro e par senza rimedio, risoluzione, barlume d’alba, di luce! Eppure è errore di giudizio, di prospettiva, perché avvertire proprio su sé ciò che l’altro angustia, e il restar accanto nel bisogno, anche inconfessato o negato dall’altro, di volto amico e di conforto, é il sentire, che vero umanizza! È pena sì, ma una con insospettata positività, è dolore ma, paradosso, che eleva, non deprime e fa sì che i passi insieme allo sventurato non siano regressione, uno scendere, siano invece un salire alla volontà che accoglie ogni buona volontà, ché conforme sempre più si renda ad essa, nell’essere per l’altro, ogni altro, come solo il dio è. E desiderare una anche piccola gioia per l’altro nel superamento delle conseguenze di un doloroso accaduto, o nell’aiuto concreto per una tregua, lunga abbastanza da essere avvertita, da ciò di cui liberarsi completamente non si può, insistente il male accanito, è per sé e l’altro ritrovare la pace, anche per poco perché tornerà la tribolazione, ma quella vera, profonda del cuore, piccolo anticipo di quella ineffabile che la fede vuole ci attenda. E dove e quando? Io ben non lo so, se non che spero che chiamato vi sia, come ogni altro, all’ora giusta, nel tempo segreto che le stelle segneranno, ma sicuro oltre le brutali violenze del male che irrompe in ogni vita, che del suo sereno scorrere si illuda, sì di poter durare, apparentemente assente ogni minaccia! È questo stare non per sé soli lo garantisce, mentre è continua tentazione per l’uomo che avvenga in uno spazio, il più ristretto. Perché? Proprio non basta aprirsi al limitato mondo della benevolenza di pochi fidati da includere nel personale progetto di bene, ignorando grossolanamente ciò che altri angustia. Infatti nel comune destino di quelli di qui, la condizione di piccolo benessere gelosamente protetto, anche da quel che fortuna permette di accaparrare, il denaro, non potrà durare e il male farà toccare la crudezza della miseria, nell’abbandono, nella malattia, nell’indigenza da rovesciamento di sorte. Perciò è un’espressione comune d’egoismo,un peccato, da cui il male farà ricredere prima o poi dolorosamente! Che il male possegga una sua esosa positività, è l’aspetto del viverci dentro che più mi sorprende! Esosa perché per esprimerla esso domanda un caro prezzo, il dolore! Ma chi esenta al momento non può starsene indifferente nello stesso errore del colpito or ora, deve impegnarsi per chi ne è appena ora restato offeso. E come? In squisita armonia con quello che dal dio la grave, densa, putrida aria che qui si respira, permette filtri. È una azione di bene anche o più addirittura, per sé. E ce ne sono diversi gradi, ché c’è pianta e fiore e poi frutto, quindi richiede un superamento continuo del risultato conseguito, ché quello che par vincersi al momento può tornare peggiore! Il male va lottato in ogni sua manifestazione! E qui non c’è solo il male che tocca, prende, afferra, l’appena vicino, si chiami donna amata, congiunto, amico o semplicemente altro uomo. Ma c’è la follia del male, ben ha detto chi ne sa parlare, il nostro “pater patrum”, la guerra! Sempre assurda, sempre folle, ché è sempre fratricida, siamo tutti figli dello stesso padre! Sì, è più folle quella che combatter si vuole nel suo nome, comunque nella vera accorata preghiera lo si invochi! Quando? Se, anche in buona fede, si creda che uno scritto sacro contenga più verità sul dio di qualunque altro, lì il pericolo, la premessa per la follia collettiva! E così dando retta a simili saccenti interpreti si giunge al peggior frutto putrido dell’egoismo collettivo, la morte dei fratelli! Del dio c’è una sola certezza, è l’amore! Via nel nulla il dio degli eserciti! Egli non guida né mai guiderà un popolo contro un altro, anche se questo sia tutto di blasfemi peccatori! Egli perdona e ama! Sempre! E vuole lo si imiti! Sì, il vero, l’unico dio, non si raggiunge se non nell’amore! Allora ecco la compassione per l’altro, la benignità, il voler far qualcosa in delicatezza dalla propria umiltà. E sarà dolcezza e tolleranza, sopportando chi erra vistosamente, perdonando e chiedendo perdono, ché se l’altro ci perseguita, anche inconsapevolmente ne abbiamo favorito l’odio. E potrà così essere l’amore diffuso, il vincolo tra gli uomini, così da sentirsi tutti come un solo corpo mistico, affinché venga manifesto o torni il dio e muoia il solo male! E torna la vecchia domanda cui risponder non so. Perché il dolore e tanto? Il male lo fa gocciolare dagli occhi degli uomini e li rende capaci di chiedere perdono per una vita in fondo mediocre spesa. Ma c’è chi ne anticipa la richiesta con la sua, come dica, T’ho lasciato solo al buio ed esposto al peccato e ho permesso che il male tanto ti nuocesse, in mezzo a gente ria. Lascia ti ridoni la capacità d’amarmi, com’io t’amo!

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